Tullio Solenghi: «Dopo lo spettacolo vorrei fare una serie tv su Gilberto Govi»

L’INTERVISTA. L’attore genovese in scena a Bergamo per la stagione di Prosa della Fondazione Donizetti con «Pignasecca, Pignaverde», un classico interpretato da Gilberto Govi.

Bergamo

Un progetto nasce da lontano quello di «Pignasecca. Pignaverde»: «È un ricordo che io avevo dell’infanzia, quando negli anni Cinquanta esisteva solo un canale televisivo, la Rai, che trasmetteva solo in orario serale, rigorosamente in bianco e nero e i miti di quell’epoca erano due: Mike Bongiorno e Gilberto Govi con le sue commedie. Da lì mi è rimasta impressa questa figura, questo “nonno” affettuoso, con i suoi tempi, le sue smorfie, le sue facce».

Tullio Solenghi e Gilberto Govi

Il legame con Gilberto Govi non è solo artistico, ma anche identitario. «Faceva parte della mia nascita genovese, parlava il dialetto che io parlavo a scuola», racconta Solenghi. Un’idea coltivata a lungo: «L’idea di portarlo in scena ce l’avevo sempre. Dopo un po’ di annetti – ne sono passati settanta – finalmente ho realizzato questo sogno». Uno spettacolo che diventa così omaggio, memoria e restituzione, in perfetta sintonia con la vocazione del teatro di prosa.

Il futuro del teatro: «È uno spettacolo dal vivo, eterno»

«Il teatro sta sopravvivendo e non morirà mai. Non potrà mai essere sostituito da un video o da un film: il teatro è lo spettacolo dal vivo». Una forma d’arte che attraversa i secoli: «Qui l’intelligenza artificiale non la si può applicare, e neanche la bravura artificiale: ci vuole talento».

Giovani attori, social network e rito collettivo

La rete è diventata una vetrina obbligata: «Per un giovane che emerge l’importante è farsi vedere: Instagram, TikTok, e via dicendo». Ma la vera forza del teatro resta un’altra: «È un rito collettivo, uno scambio con le persone che vengono a vederci. Fa parte della socialità dell’essere umano, che è una persona sociale e socievole».

Dal teatro alla televisione: l’anima del Trio

Anche l’esperienza televisiva del Trio – Solenghi, Lopez e Marchesini – nasce da solide radici teatrali: «Venivamo tutti e tre da una militanza teatrale, da scuole di teatro». Un’impronta evidente anche nelle scelte artistiche: «Il fatto di chiamarci ognuno con il proprio nome è un po’ come le compagnie teatrali di una volta».

E il gusto per la moltiplicazione dei personaggi, come nei Promessi sposi: «Abbiamo voluto fare tutto noi, proprio perché c’era dentro il divertimento teatrale alla base».

Una fiction su Gilberto Govi

Guardando avanti, Solenghi non nasconde un sogno nel cassetto: «Mi piacerebbe fare una serie, una fiction, raccontando qualche personaggio come Gilberto Govi. Ci sto pensando, però non ci devo pensare solo io» chiude ridendo.

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