Aggressione a sprangate, resta in cella il 50enne: «Volevo difendere un’amica»

Lovere. Confermata la custodia in carcere per l’uomo che ha ferito un coetaneo durante una lite. Al giudice ha spiegato di non essere un rivale.

Resta in carcere a Bergamo il cinquantenne di Lovere che martedì sera, nella zona del parco Gallini, ha aggredito a sprangate un suo coetaneo. Per l’uomo che ha avuto la peggio è stato necessario il ricovero in ospedale. L’accusa per il cinquantenne è pesante: tentato omicidio. Di fronte al giudice per le indagini preliminari Riccardo Moreschi l’arrestato, assistito dall’avvocato Andrea Temporin, si è avvalso della facoltà di non rispondere, preferendo rilasciare dichiarazioni spontanee con le quali ha spiegato che fra lui e la vittima non c’era nessun regolamento di conti da chiudere né alcuna rivalità in amore. Una donna di mezzo c’è, ma è la compagna dell’uomo finito in ospedale; con il cinquantenne arrestato esiste soltanto un lungo rapporto di amicizia e di fiducia.

Partendo da qui, il cinquantenne ha raccontato al giudice che martedì sera questa sua amica lo aveva chiamato perché si sentiva molto spaventata dopo aver ricevuto pesanti minacce dal compagno. Il cinquantenne e la donna, attorno alle 21,30, si erano quindi rifugiati nella zona del parco Gallini, dove le auto non possono avere accesso, pensando così di essere al sicuro, ma quando il compagno della donna li ha raggiunti i due uomini sono venuti alle mani.

Al giudice, il cinquantenne in carcere da mercoledì non ha fornito spiegazioni sul perché avesse con sé una spranga, né ha chiarito se l’avesse portata con sé dalla propria abitazione dopo aver ricevuto la richiesta di aiuto dalla sua compagna oppure se l’avesse trovata lungo il tragitto prima di incontrarla. Il cinquantenne al Gip ha anche spiegato di aver aiutato la sua amica in passato per altre situazioni di difficoltà sempre legate al rapporto alquanto difficile fra lei e il suo compagno; anche martedì sera la donna si era rivolta a lui per chiedergli aiuto. Nessuna rivalità in amore dunque, ma il tentativo di difendere dalle minacce la sua amica. Il Gip ha ascoltato le dichiarazioni e, non essendoci pericolo di fuga, non ha convalidato il fermo, ma considerata la gravità di quanto accaduto ha applicato la custodia cautelare in carcere.

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