Gandosso, uccide illegalmente un cinghiale: sanzionato un cacciatore

L’OPERAZIONE. Era in possesso anche di una carabina a visore notturno e con silenziatore pericolosa per la sicurezza pubblica. L’intervento della Polizia provinciale di Bergamo.

Prosegue l’attività di vigilanza venatoria della Polizia provinciale di Bergamo, oggi condotta dal Comandante Matteo Copia, e finalizzata al controllo della caccia e alla prevenzione del bracconaggio a carico della fauna selvatica.

Un’operazione di anti bracconaggio si è conclusa nel comune di Gandosso, dove da tempo si sospettava un attività di caccia notturna illecita. Nelle scorse settimane specifici servizi di controllo e appostamenti mirati, effettuati con perseveranza e professionalità da parte degli operatori di Polizia provinciale con l’efficace collaborazione di alcuni agenti volontari, hanno permesso di fermare un cacciatore della zona che, appostatosi nascosto nei vigneti sopra le abitazioni in loco, ha abbattuto illegalmente un cinghiale in periodo di divieto generale di caccia e, fatto ancor più grave per i risvolti penali in materia di armi, con mezzi vietati: una carabina con visore notturno con l’uso di un abbattitore di suono (silenziatore). L’uso di un visore notturno e di un silenziatore è particolarmente preoccupante, poiché può aumentare il rischio di attività illegali e mettere a repentaglio la sicurezza pubblica.

L’intervento ha consentito inoltre di individuare il luogo dove era stata depositata la carcassa del cinghiale, rinvenuta già parzialmente macellata, e di accertare il coinvolgimento di una seconda persona responsabile in concorso per la collaborazione nel trasporto e macellazione del cinghiale. Entrambi i soggetti sono stati deferiti all’Autorità giudiziaria per reati venatori specificamente previsti dalla normativa vigente e per quelli in materia di armi, per l’uso del silenziatore e la modifica delle caratteristiche costruttive delle stesse. L’arma e gli strumenti vietati, unitamente alla fauna abbattuta, sono stati sequestrati per la successiva confisca.

Severi anche i risvolti amministrativi, per la condotta è prevista una sanzione pari a 720 euro, nonché il rimborso di 500 euro previsto per l’abbattimento abusivo del cinghiale.

Infine le condizioni di rinvenimento della carcassa, perfettamente eviscerata, scuoiata e sezionata indicano inequivocabilmente la volontà degli indagati di destinare il consumo delle carni a fini alimentari, evidenziano una potenziale grave criticità a carattere igienico-sanitario: nel caso della selvaggina appartenente alle specie cinghiale vige l’obbligo di sottoporre tutte le carcasse abbattute ad analisi imposte da Ats, soprattutto al fine della ricerca della «trichinella», parassita nematode responsabile della trichinosi, infezione che può portare avere gravi conseguenze fino al decesso umano. Per animali vittime di atti di bracconaggio, come in questo caso, non è possibile sottoporre gli esemplari alle dovute analisi, in quanto questi devono essere seguiti da un percorso di tracciabilità che si origina proprio dal legittimo prelievo, esponendo gli eventuali consumatori ai gravi rischi descritti.

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