Accoglienza, troppi ritardi
nella gestione dei rimborsi

La Caritas e le cooperative che assicurano il servizio vantano circa 10 milioni di credito mai pagati. Guerini: «Abbandonati dallo Stato».

Nessuna polemica, ma il desiderio di vedersi riconosciuto il lavoro svolto, spesso in condizioni difficili, se non proibitive. È questo lo spirito che anima le sollecitazioni che Caritas Diocesana Bergamasca ha avanzato nei confronti della Prefettura di Bergamo per accelerare il pagamento di quasi 5 milioni di euro dovuti per l’accoglienza dei richiedenti asilo. Dall’ultimo pagamento, risalente al novembre di due anni fa, sono trascorsi 19 mesi, ma anche in quell’occasione, delle 12 mensilità da rimborsare, solamente cinque erano state pagate totalmente, tre al 70% e quattro al 50%. Nel frattempo Caritas Diocesana Bergamasca – con la Fondazione Diakonia onlus – ha sostenuto i costi per il vitto e l’alloggio delle persone accolte, per gli operatori che se ne prendono cura e per il versamento dei 2,5 euro giornalieri assegnati a ciascun richiedente.

Al centro della richiesta di rimborso, i fondi che lo Stato eroga agli enti gestori per ogni persona presa in carico, inizialmente pari a 35 euro, poi ridotti - dalla fine del 2019 - a una cifra compresa tra i 18 e 26 euro, a seconda del tipo di struttura in cui gli ospiti sono inseriti. Oltre che dall’Associazione Temporanea d’Impresa costituita da «Diakonia», e dalle Cooperative «Ruah» e «Pugno aperto», l’accoglienza migranti nella Bergamasca è gestita anche da altre realtà, tra cui le cooperative «La Fenice», «Gasparina», «Alchimia», tutte a credito – complessivamente – di circa 5 milioni. In totale, dunque, i mancati pagamenti della Prefettura verso le realtà che seguono i richiedenti asilo ammontano a quasi 10 milioni di euro. Attualmente «Diakonia», «Ruah» e «Pugno aperto» accolgono 317 richiedenti asilo: 140 persone in accoglienza diffusa (appartamenti), 63 nella struttura di accoglienza a Botta di Sedrina e 114 al Centro di Accoglienza Straordinaria (CAS) «ex Gleno» (tra cui 37 donne giunte nell’ultimo mese). Circa un’ottantina di persone sono invece in carico alle altre cooperative.

L’inchiesta della Procura sulla gestione dell’accoglienza nella nostra Provincia non ha nulla a che vedere con i pagamenti richiesti da Caritas Diocesana Bergamasca che – paradossalmente – sta anticipando una considerevole somma di denaro. L’inchiesta della Magistratura è un capitolo a parte, non solo perché i fatti contestati riguardano l’arco temporale 2017-2018, ma anche perché sotto inchiesta non sono gli Enti, ma alcune persone che ne fanno parte, senza contare il fatto che anche altre realtà estranee alla vicenda giudiziaria non stanno ugualmente ricevendo i pagamenti dovuti. È giusto garantire la massima attenzione quando si tratta di rimborsare soggetti privati con fondi pubblici, ma è altrettanto doveroso assicurare a chi ha sempre agito correttamente, anche in un contesto di grave emergenza, il giusto riconoscimento del proprio lavoro. Sotto questo punto di vista, la Chiesa di Bergamo, interpretando al meglio lo spirito evangelico, ha saputo rispondere in modo egregio ai bisogni degli ultimi, accolti non certo per denaro, ma per amore verso chi ha più bisogno. Un servizio difficile, ma reso nel migliore dei modi, anche adottando soluzioni all’avanguardia rispetto ad altre realtà italiane, come peraltro è sempre stato riconosciuto da tutti, detrattori compresi. Valori etici e morali a parte, resta il fatto che se il lavoro svolto non fosse stato corretto, la Prefettura avrebbe dovuto revocare gli incarichi, cosa che invece non è mai avvenuta.

Il Prefetto Enrico Ricci riconosce ritardi nei pagamenti, dovuti «agli accertamenti scrupolosi che devono essere svolti in queste circostanze. Non sempre la documentazione fornita è accurata e completa, e un rallentamento è imputabile anche all’inchiesta penale sulla gestione dei richiedenti asilo che ha preso avvio nel giugno dello scorso anno». Tuttavia il Prefetto assicura che, dopo i pagamenti disposti a maggio e giugno, nel corso di questa settimana si procederà con il versamento di ulteriori quote.

Nella vicenda interviene anche Giuseppe Guerini, presidente di Confcooperative Bergamo. «Le cooperative - dice - sono esposte e stanno affrontando una crisi di liquidità, alcune di esse attendono pagamenti che risalgono addirittura al 2018: inutile dire che siamo molto preoccupati. La cooperativa Rinnovamento è già in liquidazione con una cinquantina di dipendenti, solo in parte assorbiti in altri servizi. Nel 2017 il mondo della cooperazione sociale rispose all’appello delle istituzioni bergamasche perché Caritas Diocesana Bergamasca non fosse lasciata sola nella gestione dell’emergenza migranti. Trovo inaccettabile che le stesse cooperative siano ora abbandonate dallo Stato con il rischio che con il loro fallimento siano messi in crisi anche altri settori di cui si occupano, come minori e disabilità. Grazie alla relazione di fiducia con il Credito Bergamasco - Gruppo Banco popolare, le cooperative hanno ottenuto credito fino ad oggi, ma oltre non si può andare. Stiamo finanziando attività per conto dello Stato, richieste ed assegnate dallo Stato stesso».

Caritas Diocesana Bergamasca e Confcooperative riconoscono al Prefetto Enrico Ricci impegno e volontà di sbloccare la situazione, ma è diventato necessario assicurare la continuità dei pagamenti, «almeno al 70% del dovuto» specifica Guerini.

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