Dighe d’alta quota, sindacati e amministrazioni contro l’Enel sul taglio dei presidi

IL CASO. I sindacati tornano a criticare la decisione assunta a fine marzo da Enel Green Power, controllata dell’Enel, di avviare una sperimentazione che prevede il presidio con un solo operatore in alcune dighe di alta quota, anche in Bergamasca.

I sindacati tornano a criticare la decisione assunta a fine marzo da Enel Green Power, controllata dell’Enel, di avviare una sperimentazione che prevede il presidio con un solo operatore in alcune dighe di alta quota in provincia di Sondrio, Bergamo e Brescia, «impianti collocati oltre i 1700 metri di altitudine, dove le condizioni ambientali e operative possono rapidamente diventare critiche», scrivono i sindacati di categoria Filctem Cgil, Flaei Cisl e Uiltec Uil, secondo cui «anteporre logiche di risparmio a salute e sicurezza è inaccettabile. La sicurezza non si sperimenta: si garantisce».

«Lavoro pericoloso e imprevedibile»

I sindacati, prosegue la nota, hanno subito convocato i lavoratori coinvolti, raccogliendo testimonianze che confermano la pericolosità e l’imprevedibilità del lavoro quotidiano in diga, specialmente in caso di maltempo, ma «il confronto con l’azienda non ha portato a un ripensamento». Da qui la decisione «di coinvolgere le istituzioni locali».

I sindaci: «Con stupore questa decisione arrivi proprio nell’anniversario del tragico incidente della centrale di Suviana, in Emilia-Romagna, costato la vita a 7 persone»

La lettera dei sindaci bergamaschi

«In Valle Brembana, la comunità montana, il Bim, i sindaci di Carona e Branzi hanno preso posizione scrivendo a Enel Green Power per chiedere con forza «l’immediata sospensione della riorganizzazione». Nella lettera - indirizzata anche al Ministero delle Infrastrutture, alla Prefettura, alla Regione Lombardia e ad altri enti - si sottolinea l’esigenza di mantenere un presidio umano H24 con almeno due operatori specializzati per ogni diga d’alta quota, negando qualsiasi autorizzazione a progetti che riducano le guardianie», sottolineano i sindacati che si stupiscono per il fatto che «questa decisione arrivi proprio nell’anniversario del tragico incidente della centrale di Suviana, in Emilia-Romagna, costato la vita a 7 persone».

«La gestione delle dighe richiede prontezza, collaborazione e presidio costante. Anche le comunità montane lo sanno bene: contenere le piene e prevenire i rischi idrogeologici - concludono - è oggi più che mai una priorità».

«Fenomeni meteo intensi e imprevedibili»

La preoccupazione è che, per diversi motivi tra i quali ad esempio un malore, l’unico operatore in servizio non sia raggiungibile in caso di emergenza

La lettera pone l’attenzione anche sui «fenomeni meteorologici particolarmente intensi che interessano la nostra zona» e che sono «sempre più frequenti, sempre più intensi e sempre più imprevedibili». In questa chiave, la diga fa parte di «un articolato e complesso reticolo di bacini» che «svolgono funzione di contenimento e laminazione dei flussi, fondamentali per evitare esondazioni lungo tutta l’asta del fiume Brembo». La preoccupazione è che, per diversi motivi tra i quali ad esempio un malore, l’unico operatore in servizio non sia raggiungibile in caso di emergenza

Enel: «Azione puramente organizzativa»

L’azienda fa sapere che la riduzione del personale «adottata in un’ottica di efficienza organizzativa, non comporta in alcun modo una riduzione degli standard di sicurezza, né per gli impianti, né per la popolazione a valle, tantomeno per l’ambiente»

Enel Green Power chiude però nettamente le porte a un ripensamento, almeno adesso. In una nota, l’azienda fa sapere che la riduzione del personale «adottata in un’ottica di efficienza organizzativa, non comporta in alcun modo una riduzione degli standard di sicurezza, né per gli impianti, né per la popolazione a valle, tantomeno per l’ambiente». Si tratta, aggiunge Enel Green Power, «di un’azione puramente organizzativa interna all’Azienda, che allinea la gestione ordinaria di tali dighe a quella attuata nella grande maggioranza delle dighe lombarde e nazionali, già gestite da un singolo operatore». Infine, assicura l’azienda, la diga bergamasca e le altre oggetto del dimezzamento sarebbero «strutturalmente progettate come bacini di accumulo temporaneo o di fusione nivale, con una probabilità di dover gestire situazioni di piena estremamente remota».

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