Escursionista di 57 anni muore a un passo dalla cima del Diavolo di Tenda

L’INCIDENTE. Stefano Poli, 57 anni, di Colzate, stava arrampicando con due amici per raggiungere la vetta domenica 27 luglio. Precipitato per un centinaio di metri. Un cugino: «Amava la montagna, era un grande appassionato di scalate».

Carona

Doveva essere un’altra giornata all’insegna della montagna e degli amici, approfittando finalmente del ritrovato sole. E invece purtroppo si è consumata una nuova tragedia, per l’incidente montano che purtroppo si è portato via Stefano Poli. L’escursionista, 57 anni, di Colzate, insieme ad altri due amici della Valle Seriana aveva deciso di intraprendere la cresta Baroni verso il pizzo del Diavolo di Tenda, in Alta Valle Brembana, in territorio di Carona. I tre amici, una volta raggiunto il rifugio Calvi, avevano quindi deviato verso il lago rotondo, seguendo il sentiero vero il passo di Valsecca per poi puntare al Diavolo e alla base del tracciato aperto dalla guida Antonio Baroni.

La dinamica dell’incidente

Sembra che i tre procedessero slegati lungo la cresta e che fossero ormai in procinto di arrivare verso la cima: sarebbero infatti mancati un centinaio di metri quando Stefano, che progrediva per terzo, potrebbe aver perso l’appiglio, forse per materiale che si è distaccato o ha ceduto, volando a valle per un centinaio di metri. Saranno i carabinieri di Branzi, competenti per territorio e intervenuti per tutte e procedure del caso, a ricostruire l’esatta dinamica dell’incidente. La zona, purtroppo, non è coperta dal segnale dei cellulari, quindi i due amici hanno dovuto allontanarsi per cercare campo e riuscire a effettuare la chiamata di soccorso.

La centrale Soreu alpina, raccolta la richiesta, ha mobilitato in codice rosso di massima urgenza l’elicottero del 118, arrivato da Brescia, nonché i tecnici del Soccorso alpino, e allertato i carabinieri. Purtroppo il medico a bordo del velivolo, verricellato in posto con il tecnico di elisoccorso, non ha potuto fare altro che constatare il decesso di Poli, a causa dei numerosi traumi riportati con la caduta. Il magistrato di turno ha autorizzato il recupero della salma, avvenuta sempre tramite elicottero: la salma è stata poi trasferita al cimitero di Carona per il riconoscimento. L’elicottero è poi tornato sul Diavolo per recuperare gli altri due amici di montagna e portarli a valle. Stefano Poli era un grande appassionato di montagna, opportunamente equipaggiato la frequentava in tutte le stagioni.

Chi era Stefano Poli

Conosceva i sentieri di Carona, li aveva già percorsi diverse volte, come altre zone delle valli. Ieri mattina è partito insieme a due amici per andare al Diavolo di Tenda, perché il suo tempo libero lo passava così: «Appena si ritagliava del tempo libero – ricorda il cugino Ippolito Rossi –, prendeva e andava in montagna. Gli piaceva camminare, correre, ma soprattutto arrampicare, era un grande appassionato di scalate». Con il fatto che il padre di Stefano è morto quando lui era molto piccolo, Ippolito sente di averlo cresciuto come fosse un figlio: «Io e sua mamma avevamo pochi anni di differenza e andavamo in giro in montagna insieme. E Stefano, prima da bambino e poi anche da adolescente, veniva con noi. È così che gli è stata trasmessa la passione. Andavamo in campeggio insieme, a Santa Caterina, in Val Chiavenna e in altri luoghi. Anche quando la differenza di età non mi consentiva più di seguirlo, chiacchieravamo spesso e mi raccontava delle sue avventure».

Poli nella vita era libero professionista e faceva il piastrellista, dopo aver svolto lavoro da dipendente in varie ditte. Era figlio unico, la madre era già scomparsa. Non era coniugato né aveva figli, ma si faceva volentieri accompagnare nelle gite da amici e conoscenti, nonostante in paese non si facesse vedere molto. «D’altronde – ricorda ancora il cugino – era sempre in montagna. Basti pensare che, anche d’inverno, quando tornava a casa il giovedì sera partiva per i sentieri, raggiungeva i rifugi, come il Curò, mangiava un boccone e tornava indietro. Era innamorato di quel che faceva, ed è incredibile pensare che la disgrazia sia giunta mentre stava facendo ciò che lo rendeva felice».

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