Scuola, rientro da stress con test concentrati. E si teme per l’abbandono

Le superiori sono tornate in presenza al 50%. Gli studenti: interrogazioni e verifiche concentrate. I timori per la dispersione.

Da una parte c’è la gioia per essere tornati anche fisicamente sui banchi di scuola, dall’altra la preoccupazione che le poche settimane di lezioni in presenza si trasformino in giornate di sole interrogazioni e verifiche, per recuperare il tempo «perso» in Dad. E poi c’è l’altra paura, che verrà sciolta solo a fine anno: quella che i due anni di Didattica a distanza quasi ininterrotta abbiano inciso seriamente sui numeri della dispersione scolastica. La scuola torna in presenza, al 50%, anche per le scuole secondarie di secondo grado. E se il primo giorno è stato (quasi) una festa, per i prossimi gli studenti nutrono qualche preoccupazione.

«Rientrare a scuola è confortante – dice Andrea Paulicelli, presidente della Consulta degli studenti della provincia di Bergamo – perché significa in qualche modo ritornare, almeno un po’, alla normalità. Dall’altra parte c’è un po’ il timore che rientrare significhi, per molti studenti, tornare agli schemi che hanno caratterizzato le riaperture precedenti: in alcuni istituti i giorni di presenza si sono trasformati esclusivamente in giornate di verifiche e interrogazioni di quanto fatto in Dad. Dalle segnalazioni che abbiamo raccolto infatti, in alcuni casi i prof non interrogano a distanza, ma preferiscono fare valutazioni solo in presenza. Ciò significa fare tanto programma da remoto e trovarsi a dover sostenere delle prove tutte insieme».

Dal punto di vista del contagio invece, secondo Paulicelli, la situazione nelle scuole non è cambiata molto dall’ultima riapertura. «Ci sono anche studenti che sono preoccupati dalla possibilità di contagiare qualcuno a casa, ma è qualcosa che c’era anche prima». La sensazione positiva del rientro è condivisa da tutti: insegnanti e dirigenti. «Non è la prima volta che quest’anno riprendiamo le lezioni - dice Claudio Ghilardi, dirigente del Turoldo di Zogno e vice presidente bergamasco di Anp, l’Associazione nazionale dei presidi –, sembra di stare su una trottola. È stato bello, per me e per insegnanti, rivedere i ragazzi a scuola. La gran parte di loro credo sia contenta delle lezioni in presenza, sia perché in questo modo è possibile vivere in modo reale il rapporto con i compagni, sia perché la didattica in presenza ha molti vantaggi di apprendimento». Al di là dei timori legati alla situazione contingente, ci sono altre preoccupazioni per le scuole. Preoccupazioni che riguardano la situazione sul lungo periodo. «Per ora non abbiamo evidenza di studenti che abbandonino la scuola – continua Ghilardi –. L’impatto di questi due anni di Didattica a distanza credo si potrà valutare dopo la fine della scuola, con gli scrutini. È innegabile che ci siano situazioni in cui i ragazzi fanno fatica: o perché si impegnavano poco e con la Dad la situazione è peggiorata, ma c’è anche chi invece si è demoralizzato proprio per questa situazione. Gli scrutini quest’anno saranno ancora più delicati e servirà equilibrio: bisognerà valutare l’impegno e tenere conto che siamo reduci da due anni che sono stati strani. Spero nella possibilità di recuperare nei mesi estivi con la sospensione del giudizio, augurandoci che ci siano le risorse per far recuperare in presenza ciò che si è perso con la distanza. La preoccupazione c’è e la dispersione ci sarà, magari anche con numeri importanti, ma perché sarà la somma di due anni».

Per ora agli studenti non resta che studiare per le verifiche che animeranno gli ultimi mesi di scuola. «Capisco le preoccupazioni degli studenti – conclude – e credo possa esser fondata perché nella natura delle cose. Purtroppo siamo in un periodo che può esser definito resa dei conti o momento della verità, a seconda del punto di vista. Proprio per le condizioni in cui ci siamo trovati in questi mesi servirà molta intelligenza da parte della scuola, bisognerà tener conto di quello che stiamo vivendo». Dal punto di vista della situazione generale però la scuola è ripartita con il piede giusto: «I ragazzi sanno che a scuola la situazione è controllata – spiega Ugo Punzi, preside del Mascheroni –. Il tema vero è quello del trasporto. E con i vaccini, anche il personale è un po’ più tranquillo». «Il timore è rivolto ai mezzi pubblici – aggiunge Cesare Emer Botti, preside del Manzù –. Tra i timori fondamentali degli studenti in queste settimane c’è la situazione delle verifiche in presenza: è il periodo in cui si tirano le somme». E qualche scuola ha provato ad attrezzarsi. «La scuola con gli studenti è tutta un’altra cosa – ribadisce Stefania Maestrini, dirigente del Lussana –. Abbiamo visto i ragazzi molto disciplinati e abbiamo chiesto ai professori di non fare più di una verifica al giorno, per non caricarli troppo».

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