Lo scienziato poeta: a Sant’Omobono visite e incontri sull’«anti Einstein»

L’INIZIATIVA. Sabato 27 settembre il ricordo di Marco Todeschini a cura del Circolo di PsicoBioFisica. L’evento a 10 anni dalla morte della figlia che lo supportò nelle ricerche.

Per le sue teorie rivoluzionarie venne soprannominato «l’anti Einstein» e fu candidato al Nobel: Marco Todeschini (1899-1988), originario di Valsecca, in Valle Imagna, fu ingegnere, scienziato e poeta.

Una vita che sembra un romanzo

Sabato 27 settembre, nel decimo anniversario della scomparsa di sua figlia Antonella, la memoria di entrambi si riaccende in un triplice evento sul territorio orobico organizzato dal Circolo di PsicoBioFisica, un appuntamento per non dimenticare un’eredità che continua a vibrare nel presente. Nato a Valsecca (oggi Sant’Omobono Terme) il 25 aprile 1899, Todeschini è stato un uomo di scienza con una vita che sembra un romanzo. Ufficiale pluridecorato del Genio Militare, tenente aviatore durante la Prima Guerra Mondiale, professore di meccanica razionale ed elettronica, non era un uomo da un solo mestiere, ma da un solo, grande, sogno: unificare la conoscenza.

Todeschini era convinto che ogni fenomeno, dal più piccolo al più grande, avesse una triplice natura: fisica, biologica e psichica

«Todeschini – racconta Fiorenzo Zampieri del Circolo di PsicoBioFisica – è stato il primo a unire le discipline scientifiche di fisica, biologia e psicologia in una sola, la Psicobiofisica, perché senza conoscere a fondo tutte e tre le discipline non si possono conoscere a fondo i fenomeni dell’universo». Todeschini era convinto che ogni fenomeno, dal più piccolo al più grande, avesse una triplice natura: fisica, biologica e psichica. Per lui, un fenomeno come la vista non era solo un fatto biologico o fisico, ma un processo più complesso. «L’esempio della vista – continua Zampieri – è un fenomeno biologico, ma anche fisico perché l’occhio funziona come una cinepresa. Poi l’occhio, dal punto di vista biologico, le trasforma in segnali bioelettrici per il cervello. Il cervello li raccoglie e il messaggio viene elaborato da un’entità immateriale che è psichica, un fenomeno che ha molto a che vedere con la coscienza. Tutto non è come appare. Non a caso il testo fondamentale di Marco Todeschini si chiama “Teoria delle Apparenze”». Un pensiero che ha fatto di lui un outsider nel mondo accademico, eppure non uno sconosciuto. Un personaggio di una certa caratura che ha lasciato un segno profondo, anche con la sua passione per la scrittura.

Scienziato e poeta

«Oltre a essere uno scienziato era anche un poeta – aggiunge Zampieri –. Si è inventato di scrivere dei poemi ad argomento scientifico e storico. Ha scritto su letterati, esploratori, e tutto in rima settenaria». Un’opera che oggi trova un nuovo focolare. «Ho pensato di donare tutto quello che ho raccolto su di lui e tutto quello che mi è stato donato alla Fondazione Legler, attraverso Antonio Carminati che mi aveva aiutato a pubblicare un libro su Marco Todeschini. Ho donato tutto quello che ho ricevuto e raccolto in questi anni su Todeschini in modo che diventasse oggetto di consultazione pubblica e fosse mantenuto nel tempo». Todeschini non sarebbe stato in grado di raggiungere questi risultati senza il prezioso aiuto della figlia Antonella.

«Antonella – precisa Zampieri – era l’unica figlia del professore. Lo ha aiutato per tutta la sua vita, facendogli da segretaria». Fu la custode di un’eredità intellettuale che oggi, a dieci anni dalla sua scomparsa, viene celebrata con una giornata a lei dedicata, un’occasione per onorare due figure che hanno saputo guardare oltre l’orizzonte del visibile.

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