Escursionista ferito da un masso, assolti il Comune e il Parco

VALBONDIONE. Travolto nel 2017 sul sentiero per il Coca, chiedeva 400mila euro. Il geologo: rischi imprevedibili, altrimenti montagna da «impacchettare».

Il Comune di Valbondione, il Parco delle Orobie Bergamasche e le assicurazioni dei due enti sono stati assolti nella causa civile promossa nei loro confronti da un escursionista bergamasco che si era infortunato percorrendo il sentiero numero 301, sul tracciato Valbondione-Rifugio «Merelli» al Coca. La sentenza è stata emessa il 14 marzo dalla Terza sezione civile del Tribunale di Bergamo. L’incidente era accaduto il 3 settembre del 2017. Verso le 10,30 l’escursionista era stato travolto da un masso staccatosi dalla parete. Dopo aver colpito l’uomo, il masso era rotolato a valle. Il ferito era stato ricoverato all’ospedale Papa Giovanni di Bergamo.

L’escursionista aveva intentato una causa contro il Comune di Valbondione e il Parco delle Orobie, chiedendo il risarcimento dei danni (patrimoniali e non) per un ammontare di 411.425 euro. La richiesta è stata però giudicata impropria dal Tribunale. Questo perché il fatto non si era verificato per le condizioni del sentiero, ma per effetto della caduta di un masso staccatosi probabilmente da un punto non identificabile delle cresta sovrastante. Un geologo, il cui parere è stato acquisito durante la causa, ha affermato che è impossibile mettere in sicurezza tutta la montagna perché, in pratica, «si dovrebbe impacchettarla». E così i due enti non dovranno nulla all’uomo rimasto ferito. Ma non solo: l’escursionista dovrà ora risarcire per le spese legali, con una somma totale piuttosto elevata, le controparti.

Il sindaco: se le responsabilità fossero degli enti pubblici, dovremmo vietare le escursioni

Afferma in merito il sindaco di Valbondione, Romina Riccardi: «Siamo soddisfatti di questa giusta sentenza che mette in chiaro un problema: la montagna ha sempre presentato e presenta insiti pericoli per chi la frequenta. Non sono certamente i Comuni montani o i Parchi responsabili di questo. Ferirsi per cause diverse o, purtroppo, perdere la vita frequentando la montagna in ogni stagione può succedere a chi, per passione e per diletto, la frequenta. Se le responsabilità di ciò potessero essere imputabili ai Comuni, scatterebbe un divieto, quanto mai dannoso anche per il turismo montano, di frequentarla».

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