Guardia medica: avanti a ranghi ridotti. «Meglio di giugno, ma non è sufficiente»

IL REPORTAGE. Ad Albino scoperto un quarto dei turni, a Clusone garantiti solo 8 su 24, a Sant’Omobono appena 2. Viaggio nelle 11 sedi: in passato erano 27. Dalmine, 120 chiamate al giorno. «Un mese fa erano 250, ritmi allucinanti».

Servizio di Continuità assistenziale a singhiozzo. Molto a singhiozzo. Se non chiuso del tutto. Abbiamo cercato di verificare – sia andando direttamente nelle sedi, sia con i turni scritti alla mano – l’effettiva operatività del servizio. Ats la scorsa settimana aveva annunciato di aver aperto le ex Guardie mediche in 11 sedi (su 27): ovvero nel territorio dell’Asst Bergamo Est, Trescore, Grumello, Albino, Clusone, Gandino e Alzano; nel territorio dell’Asst Bergamo Ovest, Dalmine; nel territorio dell’Asst Papa Giovanni XXIII, Bergamo, Sant’Omobono, Villa d’Almè e Serina.

Turni alla mano, salvo variazioni – che stante la situazione pare siano sempre possibili –, dal 6 al 23 luglio Albino, su 24 turni notturni e non, ne avrebbe coperti 18, Trescore 11, Clusone 8, Alzano 15, Grumello 15, Gandino 15; le tabelle fornite per le sedi dell’Asst Papa Giovanni XXIII indicano (sempre dal 6 al 23 luglio) il «verde», ovvero la presenza certa del medico, a Sant’Omobono in due turni notturni, Serina 16 turni, Villa d’Almè 20 e Bergamo solo sette. Per Dalmine i turni coperti sono 16.

A fare da «sentinella» dell’apertura o meno delle sedi in Valle Brembana è il Comune di San Pellegrino che, ogni settimana, comunica ai propri cittadini la situazione nel territorio: chiuse le sedi di Zogno, San Giovanni Bianco e Piazza Brembana, stando alle indicazioni dell’Ats dovrebbe essere aperta quella di Serina. Nei turni di venerdì alle 20 e di sabato alle 8, invece, rileva il Comune, tutte le sedi risultavano chiuse, comprese quelle limitrofe di Villa d’Almè e Sant’Omobono (in altro distretto).

Senza medico di base

Sono circa le 10,40 di una domenica molto calda, domenica 9 luglio, a Clusone, e dal servizio di Continuità assistenziale, nel complesso dell’ex ospedale San Biagio, sta uscendo un signore della zona, accompagnato da un parente. Si è dovuto recare lì per ottenere la prescrizione di un farmaco antirigetto, visto che è stato sottoposto a un trapianto. Da un anno infatti, racconta, è senza medico di base, e l’unica alternativa per lui è quella di rivolgersi alla guardia medica. «È una situazione difficile e complicata per chi come me – spiega il signore – ha sempre bisogno di aver a che fare con i medici. Chissà se cambierà qualcosa». Dopo di lui più nessuno per un’oretta: sembra una mattinata tranquilla.

E se in mattinata alla nuova sede della guardia medica di Trescore Balneario, in via ospedale, non c’è nessuno, a mezzogiorno nella saletta d’attesa della sede di Grumello del Monte, in via San Siro, stazionano alcuni pazienti. Tra loro una giovane mamma con il suo bambino, una donna con difficoltà di deambulazione e due uomini con due cartelle mediche in mano e tutti in una decina di minuti vengono ricevuti dal medico.

Ad Alzano, nella sede nei pressi del municipio, a pochi passi dalla fermata della Teb, è al lavoro una specializzanda, al primo giorno di servizio alla continuità assistenziale. «Ho dato alcuni giorni di disponibilità, compatibilmente con gli impegni in ospedale», dice. Alle 17,30 nella sede di Albino (nei pressi della stazione di testa della Teb) non c’è nessun paziente. «L’ultimo è stato qui alle 11,53 – racconta il medico in servizio –. Mediamente ne arrivano una ventina al giorno, ma in orario pomeridiano calano». La scarsa affluenza è legata alla riapertura di quelle vicine. «La situazione è migliorata, fino a pochi giorni fa era normale dover coprire da qui anche le zone di Gandino, Alzano e Selvino». Ma non mancano giorni in cui, con la chiusura delle altre sedi per la mancata copertura dei turni, si crea la fila di pazienti. Anche in questa sede i buchi rimangono: a luglio, per esempio, ci sono 11 notti su 31 scoperte (quella tra ieri e oggi ne è un esempio).

A Gandino alle 18 ci sono invece tre persone in sala d’attesa e un’altra in studio. «Oggi ci hanno risposto subito, non abbiamo avuto problemi con la prenotazione», raccontano tutti. «Il problema è la mancanza di medici di base, qui a Gandino due sono in maternità e non è stato mandato nessuno a sostituirle – incalza uno di loro –. Anche solo per un certificato di malattia bisogna venire qui». I medici che si alternano in questo ambulatorio hanno fatto il possibile per garantire soprattutto la copertura dei fine settimana, ma a luglio rimangono 16 notti e 3 giorni scoperti. Di giorno si arriva anche a 40 accessi, la notte mediamente una ventina. E lo scorso venerdì da qui si è dovuto vicariare anche Selvino, Alzano e Albino, con il medico che si è dovuto spostare per quattro visite domiciliari.

Un centinaio di pazienti

Nelle tre ore in cui siamo a Dalmine, nella sede di viale Betelli, si alternano una ventina e oltre di pazienti. Rimangono in ambulatorio dai due minuti per una ricetta alla mezz’ora abbondante e, nell’arco del pomeriggio, arriveranno a un centinaio. Anche qui, unica sede di guardia medica rimasta aperta nell’area dell’Asst Bergamo Ovest, il carico di lavoro non è indifferente, anche se si considera che da luglio la sede di Dalmine vicaria «solo» tre zone (Calusco, Bonate e Osio, oltre a Dalmine) anziché le sei di giugno (le tre già citate più Treviglio, Romano di Lombardia e Zanica). Ma, appunto, non è cambiato molto: «Comunque, anche le persone delle altre zone si presentano senza appuntamento, e una volta qui le visitiamo: cosa fai, le mandi indietro?» dicono i medici. Troppo carico di lavoro (ora nel weekend si arriva a 120 chiamate al giorno, raccontano, a giugno si arrivava anche a 250), mentre scarseggia il personale, motivo per cui la sede di Dalmine non potrà essere aperta tutti i giorni, essendo pochi i medici in servizio. Si era partiti con 7, ma due specializzandi chirurghi si sono dimessi il 30 giugno, un altro medico ha iniziato da luglio, ma per pochi turni al mese. E in servizio ora ci sono cinque medici e mezzo. Una situazione che, almeno nel breve periodo, non sembra destinata a migliorare: a fine mese una dottoressa che fa la guardia medica da 23 anni terminerà il suo incarico, e come lei un altro collega. Se non verranno sostituiti, a Dalmine dal primo agosto rimarranno tre medici di continuità assistenziale «e mezzo».

Sovraccarico e conseguenze

Un cane che si morde la coda: con questo sovraccarico il rischio è che i medici che ci sono, per il troppo carico di lavoro, se ne vadano. Capita infatti di dover iniziare il turno sapendo di essere in due, ma alla fine si è da soli. La speranza è che il nuovo accordo siglato tra Ats e i sindacati porti più adesioni, che paiono però finora non decollare.

Già con i pochi numeri in più la situazione di questo mese sembra leggermente migliore: a giugno, raccontano i medici, era «veramente allucinante», con i pazienti che spesso si lamentavano, anche urlando. Pensando ai mesi scorsi, emerge un quadro «tragico – riferiscono alcuni medici –: in media un medico in servizio, con i vicariamenti, sostituisce contemporaneamente quattro colleghi, ma erano ormai frequenti i casi in cui un medico ne sostituisce contemporaneamente altri dieci. Distribuendo il compenso delle 200 guardie mediche previste dalla normativa fra i medici in servizio effettivo, si creerebbero le condizioni per fare ritornare i molti medici emigrati in altre Ats, a causa delle condizioni di lavoro estenuanti.

(Servizio a cura di Giovanni Ghisalberti, Monica Armeli, Francesco Ferrari, Michela Gaiti e Pietro Giudici)

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