Legionellosi, salgono a 11 i contagiati: la causa rimane un mistero

Valle Seriana Tutti ricoverati, uno in terapia intensiva. Nove uomini e due donne: nelle loro case i tecnici Ats. Partita la mappatura degli impianti di climatizzazione.

Crescono i casi di legionellosi, in alta Valle Seriana: se a lunedì erano 7 i pazienti per i quali era stata accertata la diagnosi di infezione da legionella, ora la cifra è cresciuta a 11 unità: 9 uomini e due donne, la maggior parte in età avanzata, mentre due sono sotto i 50 anni. Di questi, 8 sono residenti a Clusone, due a Rovetta e uno a Onore, e sono tutti ricoverati all’ospedale di Piario, salvo un paziente che si trova in terapia intensiva al «Bolognini» di Seriate.

Gli 11 pazienti abitano tutti in case diverse dove «stiamo facendo tutte le verifiche possibili – spiega Ats –: i nostri tecnici sono stati nelle loro abitazioni a controllare gli impianti di climatizzazione»

Ricoveri in aumento

Aumentano quindi i ricoveri: dopo il primo caso accertato sabato scorso, anche ieri un anziano si è dovuto rivolgere al «Locatelli» di Piario per far fronte a febbre alta e problemi respiratori dovuti – hanno poi rilevato le analisi – al batterio della legionella pneumophila. Un’infezione, rimarcano da Ats, che si trasmette all’uomo attraverso l’inalazione di aerosol contaminati e non attraverso l’ingestione. E non è contagiosa da persona a persona. A conferma ci sarebbe il fatto che, tra gli 11 ricoverati, non risultano nuclei familiari né contatti stretti tra loro. Resta quindi ancora più misteriosa l’origine di questo «cluster», motivo per cui Ats ha avviato un’inchiesta epidemiologica e ieri ha inviato un pool di suoi tecnici nelle abitazioni dei casi segnalati. «Ciò a cui stiamo assistendo in questo momento è un fenomeno molto raro – spiega Oliviero Rinaldi, direttore della Struttura complessa di Medicina preventiva nelle Comunità di Ats Bergamo –, non possiamo escludere nulla, visto che al momento non siamo riusciti a trovare un comun denominatore, nessuna correlazione». Gli 11 pazienti abitano infatti tutti in case diverse dove «stiamo facendo tutte le verifiche possibili – prosegue Rinaldi –: i nostri tecnici sono stati nelle loro abitazioni a controllare gli impianti di climatizzazione», come conferma anche il sindaco di Rovetta Mauro Marinoni: «Sappiamo che i tecnici di Ats sono stati nelle case dei pazienti oggi (ieri per chi legge, ndr) per fare dei prelievi per successive analisi. Noi abbiamo chiesto di essere informati tempestivamente sui risultati».

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E, seconda azione avviata da Ats, è partito il tracciamento: «L’inchiesta epidemiologica prevede, chiedendo alle stesse persone contagiate se sono in grado di rispondere o ai familiari più stretti, di ricostruire i luoghi da loro frequentati, fino a 10 giorni prima della comparsa dei sintomi, perché è questo il tempo di incubazione, da 2 a 10 giorni». Locali pubblici, piscine, luoghi dove possano essere stati esposti ad acqua nebulizzata, «ma al momento non siamo in grado, con gli elementi raccolti, di poter dire che ci sia un elemento che li accomuni» tira le somme Rinaldi. E quindi «non ci sono elementi che portino a far adottare provvedimenti di sanità pubblica». Ats sta inoltre censendo «tutti gli impianti di condizionamento localizzati negli esercizi pubblici di Clusone, in maniera tale di individuare un vettore comune».

In una nota Asst Bergamo Est comunica: «Stiamo collaborando con Ats Bergamo e i sindaci dei territori coinvolti con i quali siamo in contatto. Il primo caso di paziente affetto da legionellosi è stato accertato nel nostro pronto soccorso di Piario sabato, i successivi tra domenica e oggi (ieri per chi legge, ndr)».

C’è da dire che la legionella colpisce preferibilmente le persone di mezza età e gli anziani, per lo più maschi, in particolar modo i fumatori e coloro che soffrono di disturbi polmonari cronici come la broncopneumopatia cronica ostruttiva. L’inezione può manifestarsi in due forme distinte: la «malattia del Legionario» che frequentemente include una forma più acuta di polmonite, e la febbre Pontiac, una forma meno grave.

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