
(Foto di Mario Fornoni)
METEO. Non un fenomeno inconsueto, ma è già la seconda volta durante quest’estate.
È stato un inizio di agosto segnato dal maltempo su tutta la provincia, sebbene con effetti diversi a seconda della zona: sulle nostre Orobie, torrenti che hanno visto aumentare esponenzialmente la loro portata, ma anche il ritorno della neve sulle vette più alte.
L’imbiancata, da considerarsi del tutto coreografica, era visibile alle prime luci dell’alba osservando la webcam che dalle piste di Lizzola inquadra le montagne di tremila metri che svettano sopra l’abitato di Valbondione. I pizzi Redorta, Scais e Coca risultavano leggermente imbiancati solo per qualche decina di metri nella loro parte sommitale. I fiocchi hanno raggiunto invece una quota leggermente più bassa nella zona dell’Alto Serio, notoriamente più «fresca».
Al rifugio Barbellino, 2.131 metri di quota, ieri, «ci siamo svegliati con una temperatura minima di 3,5°C – fa sapere il gestore Mario Fornoni – e appena le nebbie che avvolgevano le montagne circostanti si sono diradate abbiamo visto il Monte Torena leggermente imbiancato (la sua sommità raggiunge i 2.911 metri), così come il Pizzo del Diavolo».
L’ultima «spruzzata» di neve a queste quote (in realtà anche più in basso) risale a meno di un mese fa: nella notte del 7 luglio Francesco Tagliaferri, il gestore dell’omonimo rifugio a 2.325 metri di quota in Valle di Scalve, aveva manifestato la sua sorpresa nello svegliarsi con i tavolini esterni completamente imbiancati. «L’altra notte – fa sapere lo stesso Tagliaferri– è rimasta relegata a quote più alte. Ho visto imbiancati il Torena, lo Strinato e il Gleno fin verso i 2.600-2.700, lasciando invece intonsi il Tornello (2.687 metri), il Camino (2.492 metri) e il Cimon della Bagozza (2.407 metri)».
La comparsa della neve in modo sporadico sulle montagne orobiche più elevate non è un fenomeno inconsueto nei mesi estivi. Lo scorso anno, infatti, a fine giugno arrivò fin verso i 2.500 metri, così come il 29 agosto di due anni fa, dopo che le temperature avevano subìto un calo di una quindicina di gradi nell’arco di pochi giorni; proprio il repentino calo, dopo lunghi periodi caratterizzati da valori abbastanza elevati, è il fattore comune che caratterizza il manifestarsi di questi fenomeni.
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