«Casello 11», quei 50 volontari contro la tossicodipendenza

LA GIORNATA INTERNAZIONALE. All’associazione aderisce chi è impegnato nei servizi gestiti dalla Cooperativa di Bessimo. Sono studenti o pensionati.

Il 26 giugno di ogni anno si celebra la Giornata internazionale contro la droga, istituita dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite nel 1987. Un appuntamento per confrontarsi tra istituzioni e organizzazioni non profit impegnate nel contrastare il fenomeno delle dipendenze.

Fra le tante realtà di volontariato impegnate su questo fronte nel territorio bergamasco c’è l’associazione Casello 11 odv, nata nei primi anni 2000 per dare una casa a tutti i volontari che si impegnavano attivamente nei diversi servizi per tossicodipendenti gestiti dalla Cooperativa di Bessimo sia sul territorio bergamasco che su quello bresciano, ma anche nelle province di Cremona e Mantova. La Cooperativa di Bessimo è una realtà nata nel 1976 su iniziativa di don Redento Tignosini in una casa della parrocchia di Bessimo di Rogno che opera per il recupero e il reinserimento di soggetti tossicodipendenti.

I diversi ambiti

Oggi la cooperativa gestisce 14 strutture residenziali e molti altri servizi. Anche l’associazione è cresciuta negli anni, ed è arrivata a contare 50 volontari che prestano servizio in 14 diversi contesti, residenziali e non: dalle comunità alle strutture per la riduzione del danno. Lo spazio d’azione dei volontari è ampio: c’è chi copre un turno di notte e chi offre qualche ora la settimana per stirare o rammendare, chi si occupa dell’organizzazione del tempo libero nelle comunità e chi ha compiti relazionali, chi aiuta a cucinare e chi accompagna i ragazzi e le ragazze ad incontri ed appuntamenti, chi tiene l’orto e chi ospita ed accompagna le persone nella fase di reinserimento.

Di questi volontari una decina sono bergamaschi e prestano servizio a Bessimo, nel Drop In di Bergamo e a Fara Olivana. Tra i più storici c’è Alessandro Bani, 80 anni, di Costa Volpino: «Ho conosciuto la comunità di Bessimo nel gennaio 1991. Un nipote era ospite lì e chiese a me e a mia moglie di affiancarlo nel cammino di rieducazione. Abbiamo iniziato a partecipare come familiari, poi mia moglie ha cominciato a dare una mano come volontaria per la lavanderia e per stirare, così anche io ho provato a stare in laboratorio con i ragazzi. Quando sono andato in pensione mi hanno proposto di diventare volontario in modo più strutturato, per portare la testimonianza che la vita vale la pena di essere vissuta. Ho iniziato ad accogliere i ragazzi, ma anche a svolgere tutte le incombenze necessarie per la vita della comunità e ora faccio un turno notturno alla settimana oltre ad accompagnare i ragazzi in gite in montagna. Da quel momento non me ne sono più andato: qui ho vissuto un terzo della mia vita e ho ricevuto tanto».

I volontari di Casello 11 sono prevalentemente studenti o pensionati. Alcuni sono legati ad un solo servizio in modo stanziale, altri invece intervengono su più strutture o servizi. C’è chi presta servizio da molti anni come Alessandro, chi invece è arrivato da poco ma si è già appassionato.

Il bisogno di contatto umano

È il caso del dottor Silvio Calcini, medico in pensione che presta servizio al Drop In di Bergamo: «Ho preso contatto con l’associazione dopo aver visto un avviso pubblicato sul bollettino dell’Ordine dei medici di Bergamo: in quel momento stavo finendo l’esperienza di volontariato nei centri vaccinali e mi sono ricordato di un ragazzo della Protezione civile che mi aveva detto che se si può fare volontariato è un peccato non farlo. Così ho deciso di dare la mia disponibilità: servivano medici volontari per attività ambulatoriale per persone tossicodipendenti, senza fissa dimora e ai margini della società. Ogni settimana facciamo visite, medicazioni, test rapidi per Hiv ed epatite C. Ma non è solo attività sanitaria: le persone che incontriamo non hanno molti punti di riferimento, noi diventiamo per loro un riferimento stabile e uno spazio di ascolto. Hanno molto più bisogno di contatto umano, di parole di supporto». Una presenza, quella dei volontari, che aggiunge valore al percorso di riabilitazione delle persone accompagnate dai servizi: «I volontari portano competenze, arricchiscono con le proprie passioni l’offerta delle comunità, aiutano a costruire una relazione con le persone – spiega Nicola Arti, presidente di Casello 11 -. Ci aiutano a costruire una relazione importane con i territori in cui operiamo. Sono una risorsa preziosa».

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