Effetto crisi, sempre più famiglie alla Caritas

LA NUOVA EMERGENZA. Il lavoro precario ha fatto lievitare gli utenti agli sportelli. «Stiamo cercando di incrementare i fondi a disposizione». Don Claudio Visconti di Bergamo: «Aumentano le richieste di micro credito da parte dei bergamaschi».

Le famiglie di operai bergamaschi in cassa integrazione per la chiusura delle aziende tessili della Valle Seriana, ma anche delle fabbriche manifatturiere della Valle Brembana. È la nuova emergenza che si prepara ad affrontare la Caritas diocesana bergamasca. «Stiamo cercando di aumentare i fondi a disposizione per i nostri progetti di microcredito - spiega don Claudio Visconti, fresco di nomina a direttore della Caritas Bergamo -: poche migliaia di euro in grado di sostenere una famiglia nel momento di estremo bisogno, un appoggio per dare il tempo di rimettersi in carreggiata e trovare altre possibilità occupazionali». La nuova emergenza Doveva essere un’intervista per tracciare un bilancio sui dieci anni che don Visconti ha trascorso alla Caritas diocesana bergamasca come operatore e vicedirettore e soprattutto guardare ai nuovi obiettivi dell’ente caritativo che ora dirige. E tra le emergenze ecco farne capolino una che suona fuori posto da queste parti dove negli ultimi anni il sostegno è andato a senza fissa dimora e alla prima ondata di extracomunitari provenienti dai vari Paesi del sud del mondo.

Ora l’emergenza sono le nostre famiglie di operai delle aziende bergamasche colpite dalla crisi dei mercati. Le parrocchie, ma anche la Caritas, rappresentano il primo salvagente per tanti padri e madri improvvisamente avvolti dal precariato. «Molte famiglie

hanno fatto investimenti qualche anno fa - riflette don Visconti -: hanno comprato un’auto a rate o acceso un mutuo per un appartamento. Allora la situazione era rosea e certo non avrebbero potuto immaginare che da un anno all’altro avrebbero perso il lavoro o sarebbero finiti in cassa integrazione. Ma tirare avanti con dei figli e magari un solo adulto che lavora improvvisamente disoccupato o con stipendio ridotto manda in crisi. Stanno aumentando le richieste del nostro servizio di microcredito, un appoggio economico di piccola entità di cui ci facciamo garanti con le banche per riuscire a coprire l’emergenza. Si tratta di un segno, come sono i nostri servizi, con cui non possiamo o pretendiamo di risolvere la situazione ma di segnalare una povertà emergente di cui farsi carico».

La cura dei bisogni Servizi Segno appunto, sono quelli che dal 1975, anno di apertura della Caritas diocesana bergamasca, a oggi si avviano in via Conventino 8. «Cerchiamo di guardare a quelle emergenze di cui nessuno si prende cura - spiega don Visconti -: negli anni Settanta erano gli anziani, dieci anni fa invece abbiamo dato vita ai primi dormitori e ai servizi per i senza fissa dimora, poi agli stranieri che arrivavano in cerca di lavoro. La nostra missione è quella di prenderci cura dei bisogni che non trovano altre risposte strutturate: quando la povertà emerge e diventa un diritto riconosciuto allora il nostro compito è finito». Immigrati e cittadinanza E guardando al futuro, oltre a continuare a prendersi cura di quella fascia di persone che non hanno altra casa che la strada, la Caritas diocesana si occuperà sempre di più anche di famiglie in difficoltà per la crisi finanziaria in atto e di immigrati. «Guardiamo anche agli immigrati ma i problemi non sono più solo e soltanto quelli del lavoro e della casa, ma anche di un secondo livello d’integrazione, di accompagnamento a essere cittadini a tutti gli effetti» spiega don Visconti.

«In questi anni, e lo sarà ancora più in futuro, è stato importantissimo lavorare in collaborazione con gli enti locali e con le parrocchie, solo così i servizi diventano segni di cittadinanza». Un occhio ai poveri e ai servizi a loro rivolti ma anche e soprattutto a far crescere la sensibilità alla carità nelle parrocchie. «In questi anni molte comunità hanno dato vita a Centri di ascolto e stanno nascendo le prime Case della carità ? spiega don Visconti ? ma per esempio ci vuole più slancio nell’attivazione delle Caritas parrocchiali. Non solo servizio sul territorio ma anche capacità di trasformare l’azione in testimonianza della carità e sensibilità tra la gente di attenzione al prossimo. Solo così si costruiscono comunità capaci di essere solidaristiche».

Ecco perchè tra gli obiettivi del futuro c’è quello di insistere sulla formazione e l’attenzione a fare in modo che «i servizi diventino parola». A fare cultura della carità capace di attraversare la pelle delle comunità. L’impegno per i giovani «Infine continua l’impegno per i giovani ? conclude don Visconti ? che abbiamo avvicinato soprattutto attraverso i progetti di mondialità. La Caritas diocesana bergamasca è scesa in campo nelle principali emergenze degli ultimi tempi avviando sottoscrizioni e intervenendo dalla guerra in Kosovo allo tsunami nel Sudest asiatico. Dopo gli interventi di emergenza sono stati i giovani, con i programmi di animazione estiva, a dare un segno di continuità di presenza e fratellanza in questi Paesi. Una grande esperienza di crescita per i nostri giovani che si sono confrontati con realtà molto forti e arricchenti. In futuro puntiamo molto sul servizio civile, e soprattutto sulla rinascita dell’anno di volontariato sociale, una scelta di totale gratuità richiesta ai giovani».

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