Il volontario maestro di karate con le persone diversamente abili

La storia. Michele Tallarini ha 30 anni, è di Chiuduno e lavora come europrogettatore. L’incontro con l’associazione Diversamente Bergamo: «Ho imparato sempre più cose».

Michele Tallarini ha 30 anni ed è originario di Chiuduno. Nella vita lavorativa si occupa di europrogettazione, nel tempo libero è istruttore di karate e questa passione l’ha portato ad avvicinarsi al mondo del volontariato. «Se penso alla mia esperienza di volontariato credo che per me sia stato molto importante avere un’amministrazione comunale che fin da ragazzini ci ha coinvolto in alcune iniziative e ci ha insegnato l’impegno per la comunità», racconta.

Senza avere un ritorno

Tra i 13 e i 14 anni insieme ad altri coetanei è, infatti, stato coinvolto nell’organizzazione prima di un torneo di calcetto e poi di altre iniziative rivolte ai giovani del territorio, accompagnati da un’educatrice e dalla giunta comunale. «Non era propriamente volontariato come possiamo intenderlo nella sua accezione più tradizionale, ma ci ha aiutato a capire che darsi da fare in qualcosa è importante per il nostro paese e che si possono fare delle cose senza avere un ritorno». Questa esperienza ha permesso a Michele di farsi trovare pronto quando è arrivato il momento di incontrare il mondo del volontariato.

«Non avrei mai pensato di fare volontariato legato al mondo della disabilità, non ero mai entrato in contatto con quel mondo prima di quel momento. Per me è stato molto importante avvicinarmi a questa esperienza trovandomi su un terreno nel quale mi sentivo competente, il karate»

È accaduto quando aveva 20 anni, nel 2012. «Entrare nel volontariato è una scelta, ma anche un caso. La mia storia lo dimostra». Michele pratica karate fin da quando è piccolo e all’età di sedici anni ha iniziato anche ad insegnarlo nelle palestre. Un giorno di dieci anni fa la realtà sportiva con cui pratica karate è stata contattata dall’associazione Diversamente Bergamo odv che era interessata a proporre esperienze di sport e di ginnastica orientale alle persone con disabilità. Così Michele si è ritrovato quasi per caso a portare la sua esperienza dentro a questo gruppo: «Non avrei mai pensato di fare volontariato legato al mondo della disabilità, non ero mai entrato in contatto con quel mondo prima di quel momento - spiega -. Per me è stato molto importante avvicinarmi a questa esperienza trovandomi su un terreno nel quale mi sentivo competente, il karate. Questo mi ha permesso di interfacciarmi serenamente con le persone, conoscerle e appassionarmi. Se non ci fossero state le arti marziali forse non mi sarei mai avvicinato a questa realtà associativa».

Oggi Michele coordina un gruppo di venti volontari, esperienza che lo impegna con responsabilità e che dopo il periodo Covid gli sta chiedendo di portare nuove energie

Un’occasione che gli ha permesso di coniugare le sue passioni con un’esperienza di associazionismo in cui poter portare le proprie competenze e aspirazioni. Con il tempo Michele è entrato sempre più nella struttura associativa fino a diventare il coordinatore del gruppo dei volontari. «Sono stati anni belli e intensi, nei quali ho coniugato il mio percorso universitario e lavorativo con il tempo da dedicare agli amici e al volontariato. Un percorso di crescita personale che ha viaggiato in parallelo alla crescita dell’associazione». Anche l’associazione, infatti, quando Michele ci è entrato nel 2012 era giovane e stava cercando di diventare una realtà seria, duratura e strutturata quale è oggi. «Probabilmente il fatto che fossi giovane e in crescita anche io, ma anche che lavorassi nel mondo della formazione, ha fatto sì che fossi disposto a formarmi io stesso e piano piano, da semplice maestro di arti marziali che aiutava nei laboratori di ginnastica, ho iniziato ad entrare sempre più nelle dinamiche gestionali e logistiche dell’associazione».

Nuove energie e motivazioni

Oggi Michele coordina un gruppo di venti volontari, esperienza che lo impegna con responsabilità e che dopo il periodo Covid gli sta chiedendo di portare nuove energie e motivazioni per ripartire con forza in tutte le attività che l’associazione promuove. «Il percorso che ho vissuto è stato poco ragionato: mi sono trovato lì, mi sono trovato bene, ho imparato sempre più cose, sono cresciuto insieme all’associazione. Vedere e percepire che stai facendo una cosa in cui sei bravo ti gratifica molto ed è una delle chiavi per cui il volontariato funziona».

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