
Volontariato / Bergamo Città
Giovedì 14 Agosto 2025
L’associazione Mt25: «Diamo da mangiare agli affamati coinvolgendo nell’aiuto chi ha fame»
LA STORIA. Ideata da due medici, Gaetano Caruso e Maria Giovanna Pecoraro, prende spunto dal brano del Vangelo di Matteo che parla di povertà, fratellanza e solidarietà.
C’è sempre un modo per contribuire, per impegnarsi e dare una mano, per partecipare a un mondo migliore. Anche quando si è in difficoltà, anche quando si fatica, anche quando si è i primi ad avere bisogno. Ne sono convinti Gaetano Caruso, medico 68enne in pensione, e Maria Giovanna Pecoraro, 61 anni e anche lei medico, che hanno provato a tradurre in gesti concreti e in un’associazione, che si chiama Mt25, quel brano di Vangelo di Matteo che parla di povertà ma anche di vicinanza, di fratellanza e solidarietà. E lo dimostrano uomini e donne, giovani e meno, da Ucraina, Tunisia, dalla Bolivia, che diverse mattine a settimana sono in prima fila per accogliere e smistare cibo che da spreco diviene risorsa, preziosa.
Non si improvvisa nulla
«Non si limitano a prendere il pacco con la spesa, ma contribuiscono a prepararlo, per loro e per altri. Noi diamo da mangiare a chi ha fame, ma chi ha fame può essere coinvolto nel progetto», spiega Pecoraro mentre sorveglia ogni azione, passaggio dei volontari presenti. «È un po’ come essere in un’azienda - afferma -. Non si improvvisa nulla. Tutto deve esser verificato e controllato, programmato». Il «fresco» va salvaguardato. Le scadenze vanno monitorate, ogni confezione verificata. Le quantità sono importanti (parliamo di circa 300 tonnellate di cibo salvato e distribuito nel 2024, per un valore di un milione di euro), così come le persone da sostenere: 250 famiglie in media a settimana, 50 al giorno, tutti i pomeriggi, da lunedì a venerdì. «Quello che ci interessa è dare in modo continuativo una spesa settimanale con prodotti di valore superiore da un punto di vista nutrizionale ed economico di quanto lo sia il classico pacco alimentare. Formaggi, salumi, pane, frutta, verdura, latte sono i prodotti che più distribuiamo, in una quantità che tiene conto della composizione del nucleo familiare, della presenza di minori e dell’indicatore economico, e tutto nel rispetto delle credenze religiose», continua Caruso.
Anche per questo ci vuole rigore, serietà, rispetto. I coniugi li pretendono anche da chi arriva ogni giorno: «Chiediamo a chi, per vari motivi, non si presenta di avvisare per tempo», puntualizzano. Chi si mette in fila in via Elba 3? «Stranieri e italiani, di Bergamo ma qualcuno anche dei paesi limitrofi – prosegue Pecoraro -. Con i soldi risparmiati per la spesa magari possono comprarsi un vestito o pagare il dopo-scuola per i bambini. Non dimentico le parole di una donna che mi disse che, dopo anni, poteva finalmente portare i figli qualche giorno al mare». Mt25 è nata quasi dieci anni fa, con in carico circa 75 famiglie, pochi volontari e poche realtà dai quali ritirare derrate alimentari prossime alla scadenza o non adatte alla commercializzazione. Oggi i volontari fissi sono 28 e sono 12 i luoghi dai quali si riforniscono in maniera continuativa (se ne aggiungono altri dai quali si recano in maniera più sporadica), fra supermercati e piattaforme logistiche (sono convenzionati con il Banco Alimentare della Lombardia). I risultati raggiunti sono importanti ma non è tutto rose e fiori. Ci vogliono forza, tenacia, «resilienza».
La difficoltà di fare rete
«Ci vorrebbero più sostegni. E poi è difficile fare rete con altre realtà che si impegnano per gli ultimi. Non c’è, ad esempio, in città un’anagrafe dei bisogni alimentari. Fare squadra e sistema porterebbe benefici per tutti», concordano. Intanto Mt25 ha iniziato a collaborare con alcune scuole del territorio. Fra queste, ad esempio, c’è l’Istituto Superiore San Pellegrino: «Studenti e studentesse dell’indirizzo di pasticceria, in occasione della festa di Santa Lucia, hanno cucinato, con ingredienti raccolti da Mt25, dei biscotti per le nostre famiglie - conclude Caruso -. Questo testimonia una volta in più come esiste sempre un modo, e ognuno ha il suo, per aiutare e accompagnare, citando Matteo, i fratelli più piccoli».
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