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Giovedì 02 Ottobre 2025
Telefono Amico Bergamo: «Il nostro ascoltare accogliente non giudica e dà un sollievo»
IL PROGETTO. La volontaria Irene Maisano, insegnante 62enne: «Quando riesci a dare consolazione alle persone, allora capisci perché sei lì».
Un corso lungo, impegnativo, selettivo. Ma soprattutto trasformativo. È così che Irene Maisano, insegnante 62enne di Bergamo e volontaria di Telefono Amico Bergamo descrive il percorso che l’ha portata, più di un anno fa, a diventare una voce, ma soprattutto cuore e orecchie pronti all’ascolto, per chi vive momenti di solitudine, crisi o forte disagio. «Si entra e si esce svuotati, perché il corso ti costringe a fissarti sugli stati d’animo delle persone - racconta Maisano -. Non è un ascolto come quello di un’amica o di una madre, è diverso: non giudica, non consola, non suggerisce. È un ascolto attivo e accogliente, che modifica anche un po’ la tua personalità».
L’avvio nel 1987
Il servizio di Telefono Amico a Bergamo è partito nel 1987 ed è uno dei 20 che compongono la rete nazionale di Telefono Amico Italia. I volontari rispondono ogni giorno dalle 9 alle 24 al numero 02.2327 2327 (nel tempo si è aggiunta anche la mail e la chat su Whatsapp) a chi cerca un confronto, un conforto, una parola gentile: persone sole, giovani in crisi, anziani, malati, fino a chi confessa pensieri drammatici. Le telefonate sono spesso l’unica occasione per potersi sfogare senza paura di essere interrotti o giudicati.
Per arrivare dall’altra parte del filo non basta la buona volontà. I candidati devono affrontare un corso di diversi mesi, una volta a settimana, che alterna teoria e pratica, con simulazioni di telefonate, analisi di casi, esercitazioni sull’ascolto.
Alcuni si scoraggiano
«Si parte in tanti, ma durante il percorso la selezione è naturale - prosegue la volontaria -. Alcuni si scoraggiano davanti alla difficoltà di reggere conversazioni drammatiche, altri capiscono di non essere adatti. È un volontariato che richiede serietà, equilibrio». Una volta terminato il corso, i nuovi volontari non vengono subito lasciati soli. Nei primi mesi sono affiancati al telefono da «colleghi» esperti, che li guidano nei momenti e nelle risposte. Solo quando il formatore li considera pronti possono iniziare in autonomia. Dopo questo avvio graduale, l’impegno prevede una presenza quindicinale (il lunedì sera) alle riunioni di formazione e almeno nove ore di ascolto nel mese (di solito in tre turni) da fissare in base alle proprie esigenze.
Un lavoro silenzioso
Il loro è un lavoro silenzioso ma cruciale, che aiuta a incanalare la sofferenza altrui senza lasciarsi travolgere: «Le chiamate parlano di solitudine, di difficoltà economiche e familiari, di giovani che non trovano la propria strada. E purtroppo anche di pensieri suicidi, che sono sempre più frequenti», spiega. Non si offrono soluzioni, non si danno consigli. Il compito dei volontari è accompagnare la persona a riflettere, a ritrovare risorse che già possiede, guardando dentro di sé. «È come se, in maniera simbolica, consegnassimo a chi è dall’altro capo del telefono un foglio bianco su cui scrivere, uno spazio neutrale. Non filtriamo verso altri servizi: la nostra missione è ascoltare. Questo dà un sollievo immediato, è una valvola di sfogo che può cambiare la giornata a chi chiama», continua.
I momenti di gratitudine
Non sempre è facile: le telefonate a volte lasciano il segno, il rischio è di portarsi a casa storie pesanti. Ma i momenti di gratitudine ripagano tutto. «Quando chiudi la telefonata e qualcuno ti ringrazia, magari con il sorriso nella voce, ti rendi conto - rivela - che quel tempo ha avuto un senso. A volte prima di iniziare un turno mi faccio il segno della croce, sperando che non arrivino chiamate drammatiche. Ma quando succede, e riesci a dare un po’ di sollievo, capisci perché sei lì». Per Maisano l’esperienza ha cambiato anche la sua vita quotidiana. «Ho imparato – conclude - a essere più paziente, a non interrompere, a sospendere il giudizio. Prima cercavo subito di proporre soluzioni, ora riesco a lasciare più spazio. Questo volontariato mi ha insegnato ad ascoltare davvero. E questo, credo, sia il dono più grande».
In autunno dovrebbe partire un nuovo corso per diventare volontari di Telefono Amico Bergamo. Tutti gli interessati sono invitati a partecipare a una serata di presentazione in programma il prossimo 23 ottobre, alle 20.30 alla Social Domus (in Piazzetta Marcovigi n. 2, a Bergamo).
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