Un Festival per parlare di morte rielaborando il lutto di un addio

LA MANIFESTAZIONE. Promosso dall’Associazione Sguazzi che nel Natale 2023 perse un socio fondatore. Dalla bioetica alla filosofia al teatro e al cinema.

Parlare di morte non è facile, ma è necessario. Soprattutto quando la morte bussa alla tua porta, come è avvenuto all’Associazione Sguazzi Odv che nella notte di Natale 2023 ha perso il socio fondatore Alex Caltagirone. Per parlare della morte è nata così l’idea di dare vita ad un Festival, che affronti il tema attraverso linguaggi e registri differenti. «Abbiamo visto Alex ammalarsi - racconta Enrico Colpani, presidente di Sguazzi Odv - e peggiorare giorno dopo giorno, fino ad arrivare a questa conclusione arrivata troppo in fretta per lui e per noi. Sentivamo il bisogno di trovare un modo per rielaborare il lutto di questa perdita. E allo stesso tempo, in questo momento storico, avevamo la necessità di rilanciare la nostra organizzazione che sta per compiere vent’anni e che ha perso una delle persone che ne è stata collante. Il Covid ha rallentato la partecipazione delle persone e anche il Terzo Settore ne ha fatto le spese. A questo si aggiunge una fatica nel ricambio generazionale. E allora abbiamo pensato a qualcosa di sufficientemente sfidante, che potesse coinvolgere ed entusiasmare tutti».

La cura delle relazioni

Sguazzi è un’organizzazione di volontariato attiva dal 2005 che si dedica alla costruzione di azioni sociali e culturali che si prendano cura delle relazioni fra persone, indipendentemente dalle loro condizioni di vita fisiche, psichiche e sociali. Da questi eventi e queste riflessioni ha preso forma Funesto, il Festival di Sguazzi Odv, che mette il tema della morte al centro di una proposta culturale ed artistica che aiuti ad indagarlo attraverso più punti di vista.

«Sguazzi con alcuni dei suoi progetti da tempo riflette sui temi della salute, della cura, del benessere della persona, delle fragilità - spiega Massimo Malanchini, socio volontario di Sguazzi e direttore creativo del Festival - e dietro tutte queste parole secondo noi c’è anche il tema della morte. Sentivamo che era arrivato il momento di realizzare una proposta culturale e questo ci è sembrato il tema più interessante, non solo per noi come associazione ma anche per il contesto storico, civile e culturale che viviamo oggi».

Gli eventi in programma

Il Festival si concentrerà principalmente nel mese di novembre 2024 e il programma completo sarà disponibile a breve sul sito funesto.sguazzi.org; ma già dalla prossima settimana e fino al mese di luglio sono in programma alcuni eventi anticipatori per avvicinare il pubblico al tema. «Essendo alla sua prima edizione e una proposta particolare, abbiamo sentito il bisogno di lasciare dei piccoli indizi sul Festival - prosegue Malanchini -. Gli eventi pre Festival ci avvicineranno con gradualità al tema della morte e saranno un po’ particolari: inizieremo parlando di morte con i bambini in modo delicato, poi cogliamo l’occasione dell’anniversario della morte di Matteotti per raccontare una morte illustre, e a luglio saremo a Clusone per ripercorrere la morte attraverso l’arte con un affondo sulle danze macabre».

Si comincia a Cologno al Serio, sede di uno degli storici progetti dell’Associazione, il 28 maggio, per proseguire a Bergamo il 30 e il 31 maggio e arrivare a Clusone il 7 luglio in attesa che venga svelato il programma dell’autunno. Tutte le informazioni relative a questi primi eventi sono già disponibili sul sito internet del Festival.

«È un tema scomodo ma vogliamo affrontarlo con coraggio, non lasciarci intimorire: non è solo una provocazione, ma una sfida. Non vuole essere una proposta triste e macabra. Affronterà il tema della morte con rispetto, serietà, competenza ma anche con ironia e originalità»

Per tutte le fasce d’età

Il programma, fin dai suoi primi eventi, risulta ricco di proposte per tutte le fasce d’età, pensate sia per suscitare emozioni che per aprire riflessioni profonde. Per questo i linguaggi utilizzati saranno i più diversi: dalla bioetica alla medicina, dalla spiritualità alla filosofia, dal diritto alle arti figurative, passando per il teatro e il cinema di animazione. Tutto unito sotto un unico nome: Funesto. «Abbiamo scelto un titolo - conclude Malanchini - che evidentemente è un po’ scomodo. Da un lato per restituire la scomodità del tema, dall’altro per dimostrarci fin da subito piuttosto coraggiosi. È un tema scomodo ma vogliamo affrontarlo con coraggio, non lasciarci intimorire: non è solo una provocazione, ma una sfida. Non vuole essere una proposta triste e macabra. Affronterà il tema della morte con rispetto, serietà, competenza ma anche con ironia e originalità».

© RIPRODUZIONE RISERVATA