Una «Scuola aperta» è migliore. Nuove opportunità per i ragazzi

L’INIZIATIVA. Dal 2016, promossa dal Comune di Bergamo con nove Istituti comprensivi e organizzazioni non profit. L’assessore Poli illustra le ricadute positive dei due progetti.

Una Scuola aperta è una scuola migliore. È quello che racconta l’esperienza delle «Scuole aperte» promossa su Bergamo dal Comune insieme ai nove Istituti comprensivi e a numerose organizzazioni non profit dal 2016 ad oggi, che verrà presentata questo pomeriggio durante il convegno «Una scuola aperta: immaginiamola insieme». L’assessora all’Istruzione del Comune di Bergamo, Loredana Poli, anticipa alcuni dei contenuti che verranno presentati nel corso dell’iniziativa.

Scuole aperte è una progettualità aperta sul Comune di Bergamo ormai da diversi anni: in cosa consiste?

«Nel Comune di Bergamo i Progetti di Scuole aperte sono stati avviati nello scorso mandato amministrativo a partire dal 2016. Abbiamo consolidato due tipi di progettualità: una rivolta alla Scuola primaria che consiste in un insieme di attività in orario extra scolastico pomeridiano organizzate dagli stessi Istituti scolastici oppure da associazioni e comitati genitori, finanziate con un contributo specifico del Comune; la seconda è, invece, rivolta ai ragazzi e alle ragazze delle Scuole secondarie di primo grado, un progetto più complesso che comporta l’interazione tra Comune, Istituti scolastici, soggetti del Terzo Settore selezionati».

Qual è la finalità educativa che volete perseguire: perché è importante che una scuola si apra al territorio?

«Dal nostro punto di vista il focus è educativo, quindi rimane centrato sulle opportunità offerte ai minori oltre al tempo scuola. La possibilità di offrire ai bambini e alle bambine attività diverse, approcciate con metodologie differenti, che mettono in movimento i corpi, l’immaginazione, le emozioni, la possibilità di sperimentarsi in attività diverse. È importante che una scuola si apra al territorio perché le risorse educative che contraddistinguono la nostra città e i diversi quartieri possono e devono interagire con le scuole, riuscendo così ad esprimere un’attenzione e un’uniformità di obiettivi per l’educazione che non può che basarsi sulle risorse che ogni territorio è in grado di esprimere e rispetto alle quali la scuola può porsi come primo driver».

In questi anni quali sono i traguardi che avete raggiunto: quali sono i modi concreti con cui una scuola può essere aperta?

«In questi anni abbiamo raggiunto traguardi differenti. Si concretizzano in un’apertura extracurriculare che riguarda da un lato le associazioni sportive attraverso una formalizzazione nel regolamento di utilizzo delle palestre scolastiche comunali, con l’apertura di uno spazio specifico della scuola che viene messo a disposizione delle attività sportive di base della città. Per quanto riguarda i due progetti abbiamo, invece, un’apertura in orario extracurricolare alla popolazione scolastica di quell’istituto comprensivo, sempre attraverso regolamenti e protocolli che sono importanti per definire le responsabilità e i compiti organizzativi che spettano a ciascuno. La concretezza di questi elementi è in grado di condizionare il risultato delle attività e delle opportunità che si rivolgono ai ragazzi e alle ragazze: siamo stati affiancati da altri Comuni italiani e da Anci che è interessata a costruire un vademecum delle Scuole aperte, con l’attenzione alla raccolta di buone pratiche e di esempi di documentazione che raccontano la formalizzazione delle procedure».

Quali sono i benefici che avete potuto osservare nei ragazzi e nelle ragazze?

«Abbiamo potuto osservare comportamenti e raccogliere anche richieste che ci hanno poi consentito di ragionare con le componenti docenti e dirigenti per individuare nuove possibilità per ragazzi e ragazze che dentro al tempo curricolare stretto non riuscivano ad esprimere le loro potenzialità o anche incrociare bisogni particolari, a volte tali da richiedere attivazione di servizi ad hoc. Questo confronto tra adulti che educano è molto proficuo».

Ora quali sono gli orizzonti su cui andare a lavorare?

«Gli orizzonti futuri sono descritti anche nel nuovo Piano di governo del territorio per i prossimi dieci anni: dentro questo documento la nostra amministrazione ha raccontato le scuole come cuore della struttura organizzativa dei servizi di quartiere, capaci di aprire i loro spazi ad utilizzi diversi ma capaci anche di attivare collaborazioni con altri spazi di quartiere. La visione futura è quella di una città nella quale i bambini e i ragazzi possano avere ancora più occasioni grazie alla messa in rete di spazi fisici e servizi, sia pubblici che privati».

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