La guerra dell’acqua
fra trevigliesi e brembatesi

di Roberto Conti

Controversie, contese, omicidi, incursioni armate, costruzione di fortilizi. La storia del Brembo - il fiume bergamasco per eccellenza - è anche questo. Se anche voi avete vicende enigmatiche o luoghi dimenticati da segnalare scrivete a: [email protected]

Controversie, contese, omicidi, incursioni armate, costruzione di fortilizi, occupazioni di castelli, distruzione di chiuse. La storia del Brembo - il fiume bergamasco per eccellenza - è anche questo.

A differenza del Serio, infatti, il Brembo inizia e finisce la sua corsa in territorio orobico. Facendo questa sottolineatura si può capire per quale ragione i bergamaschi mal sopportassero che altri ne estraessero le sue acque. Una singolare vicenda - che potremmo definire come «guerra dell’acqua» - scoppiò tra brembatesi e trevigliesi nel XVI secolo.

Per comprendere appieno come e perché si arrivò alle armi è necessario fare un salto all’indietro però di almeno sette secoli. Treviglio era un borgo in continuo sviluppo, eppure gli mancava qualcosa per poter crescere ed espandersi: un fiume. L’agro trevigliese presentava – e presenta tuttora - un terreno permeabile, facilmente esposto agli effetti della siccità. Così diventò vitale per Treviglio munirsi di un sistema irriguo efficiente. Ma quale acqua portare in quelle terre? La comunità trevigliese si accorse che poteva trarla unicamente dal fiume Brembo perché l’Adda scorre a un livello più basso della maggior parte della sua campagna. Erano i primi anni del Trecento quando i trevigliesi chiesero e ottennero il diritto di estrarre l’acqua dal Brembo; nacque così la prima roggia trevigliese, la Moschetta, che prese il nome da Mosca Della Torre, un signorotto locale.

Fu soprattutto la seconda roggia trevigliese, la Vignola, a divenire oggetto di aspre contese tra i trevigliesi e la comunità di Brembate Sotto, fino a coinvolgere i rapporti tra Milano e Venezia.

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