Addio al papà del Cicciobello - foto e video
Il bambolotto da un disegno bergamasco

Se ne è andato nella notte di domenica un mito del mondo dei giocattoli e del «Made in Bergamo», uno capace di ideare un bambolotto senza frontiere foriero di sorrisi, carezze e sogni per milioni di piccine.

Si è spento lunedì 7 marzo a 87 anni Silvestro Bellini, bergamasco, pensionato, originario di Adrara San Martino ma che per mezzo secolo aveva scelto Sarnico e il lago come residenza. Bellini, assunto come modellatore alla «Sebino» di Cologne, fu il primo a disegnare il bambolotto Cicciobello.

«Era il 1962 quando nacque il primo disegno e mi ispirai al volto di un neonato bergamasco – aveva raccontato –. In quegli anni alla Sebino fummo capaci di creare capolavori per i bambini, con l’azienda guidata da Gervasio Chiari che raggiunse i 550 addetti. Producevamo bambole, soldatini di tutti i colori, giocattoli di ogni tipo e per ogni età, un successo senza precedenti, un esempio di imprenditoria vincente». Il designer, che godeva di buona salute, è mancato a seguito di complicazioni causate da un problema renale mentre da giorni era ricoverato all’ospedale Humanitas Gavazzeni.

Silvestro Bellini lascia nel dolore la moglie Giuseppina e le due affezionate nipoti, Edda e Lori. I funerali si terranno nella chiesa parrocchiale di San Martino a Sarnico mercoledì con inizio alle 10. La salma giungerà direttamente dalle Gavazzeni, dove è stata allestita la camera ardente.

Silvestro Bellini si era formato all’Accademia Carrara di Bergamo, un percorso formativo e di crescita personale che lo aveva portato a lavorare come artista disegnatore in Australia, negli Stati Uniti, sino ad avviare studi privati a Milano e successivamente a Cinisello Balsamo. Quindi la virata, con la «sirena» Chiari, che ne colse le potenzialità artistiche e che lo chiamò a lavorare alla Sebino. Bellini si trasferì con la moglie a Sarnico. Nell’azienda di Cologne presieduta da Gervasio Chiari, bresciano scomparso nel 2011 e che aveva abitato nella nostra provincia, Silvestro Bellini disegnò un gioco capolavoro capace di segnare la storia. Morbidoso, dagli occhioni azzurri, chioma bionda e sguardo da angioletto, Cicciobello, fece di fatto innamorare bambine di mezzo mondo. Fu un simbolo capace come pochi altri giochi commercializzati nella storia di stabilire un rapporto affettivo tanto duraturo con le bambine, le quali si immedesimavano nel ruolo di mamme, l’indimenticabile tutina azzurra e il ciuccio in bocca per evitate pianti e lamenti del bambolotto.

Negli anni, modelli e kit a completamento lievitarono, anche grazie alla genialità della coppia Bellini-Chiari, ma il ricordo di quel magnifico gioco passato da sogno a realtà attraverso le mani e la creatività di un bergamasco e la capacità imprenditoriale di un bresciano, sono rimasti nei cuori di tutti, assieme a quei fasciatoi e alle pappe.

La produzione terminò nell’84, quando modelli, marchio e stampi passarono alla Migliorati Giocattoli di Pavone Mella nel bresciano e successivamente alla Giochi Preziosi di Cogliate, in Brianza. Una bambola che, accanto a Barbie, rimane ancora oggi nei sogni e ricordi di grandi e piccini.

Morbido, occhioni azzurri, aria furbetta, capelli biondi da angioletto e quella boccuccia di rosa che fa innamorare tutte le bambine. Con tanto di «crudele» giochino che per le piccole mamme (un po' meno per quelle vere?) è uno spasso: togliere e mettere il ciuccio tra uno strillo e l'altro, mentre si prepara la pappa, si organizza il fasciatoio e il passeggino è giù pronto con tanto di borsa premaman per la passeggiata al parco giochi. Ecco il magico mondo del Cicciobello che da 54 anni incanta generazioni di bambine che sognano di fare le mamme, in uno dei giochi di ruolo più antico del mondo.

I ricordi si sprecano per chi con il Cioccobello è cresciuto, tra tutti i suoi kit di sopravvivenza che vanno dal piatto-pappa al seggiolone ergonomico. Di tutto di più per questo bimbo dagli occhi blu, ma non poteva essere altrimenti: il bambolotto che più di tutti ha contrastato la supremazia delle Barbie è arrivato con un mondo di varianti e accessori, nella Bergamasca da sempre dono preferito da chiedere a Santa Lucia. Per tutti i gusti, tanto che solo per il suo anniversario si presenta nella versione «Cicciobello Gioca con me», modello più tecnologico, la riedizione storica del «Cicciobello Bellissimo» - per i patiti del vintage -, gli «Amici del Mondo» - con la bambola di razza africana e orientale - e l'immancabile edizione «Christmas», all'insegna del rosso.

Dopo il Cicciobelo tradizionale, già nella metà degli anni Sessanta il fenomeno esplode, con tanto di passeggino «Cicciogo», il seggiolone «Cicciopappa», la culla «Ciccionanna» e il fasciatoio «Ciccioservice».

Per la serie: l'azienda ne sapeva di merchandising, ma non solo, tanto che in tema di globalizzazione, il bambolotto tradizionale si apre al mondo e arrivano nel 1967 i fratellini: l'africano «Angelo nero» e il cinesino «Ciao-fiu-lin». Evoluzioni all'insegna di un mondo senza frontiere: «Una bambola multicolore che alimenta un messaggio di pace e di speranza per tutti» ha detto Gervasio Chiari. Ma proprio tutti, e talmente al passo coi tempi, che la bambola ora è pure su internet (cicciobello.it) e addirittura in Facebook narrando nel dettaglio la sua storia, racconta le sue avventure, con bambine di tutto il mondo che si scambiano sulla bacheca virtuale curiosità e consigli su pappe e nuovi giochi.

In fondo il Cicciobello i suoi oltre 50 anni proprio non li sente: ha coccolato e si è fatto coccolare da milioni di piccole mamme, si è evoluto imparando a cantare come una rockstar (siamo negli anni '80 e arriva il «Cicciobello Rock») o a gattonare e camminare, fino pure a farsi male con il tanto amato «Cicciobello Bua». Fenomeno internazionale, oggetto di moda arrivato nelle vetrine delle gallerie commerciali più famose - da Harrod's a Londra a Fao Schwarz di New York -, il suo nome è stato pure sinonimo di una generazione, quella maschile. E se ora più che «Cicciobelli» abbiamo dei «Bamboccioni», questo bambolotto racconta tutto un mondo femminile dalla vena istintiva nell'accudire il figliol prodigo. Con tutto un mondo di stilisti che lo ha pure vestito.

Del resto, sul Cicciobello ogni «bambina cresciuta» serba ricordo: dai vestitini fatti cucire dalla nonna per variare il guardaroba, al suo magico biberon con tanto di liquido bianco simil-latte, a tutto un mondo cicciobellesco, nella costruzione di una perfetta storia da mamma. Perché niente pare turbare il biondino dagli occhi di ghiaccio, con la piccoletta di turno che se lo stringe forte. Poi tutto d'un tratto ecco che la bimba sfila il ciuccio e il pianto parte a sirena per tutta casa. La mammina non dispera, il ciuccio arriva presto: «Stai "tlanquillo", ci sono qua io» lo accudisce lei, con ancora la «r» da rodare. E il gioco è fatto, come da copione di una delle più tradizionali e belle favole del focolare.

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