È morto don Giuseppe Donghi
«Credeva negli uomini e nelle relazioni»

Un uomo gentile, solare, dai modi miti e dolci, conosciuto da sempre per la sua bontà e disponibilità. Don Giuseppe Donghi è venuto a mancare nella tarda serata di venerdì all’età di 87 anni.

Il collaboratore parrocchiale viveva infatti a Predore dal 2008 ed era ormai considerato uno del posto dalla gente della zona.

Nato ad Almenno San Salvatore nel 1933, don Giuseppe ha avuto un’intensa attività pastorale a partire dal 1956, anno della sua ordinazione. Il suo primo incarico è stato proprio in quell’anno come collaboratore del parroco di Santa Lucia di Bergamo dove è rimasto fino al 1972. Gli ultimi anni della sua missione pastorale, dal 1997 al 2008, li ha trascorsi nella parrocchia di Castagneta. Raggiunta l’età pensionabile a 75 anni, per un incontro fortuito con il parroco di Predore di allora don Claudio Forlani ha trovato la sua sistemazione definitiva a Predore.

Intenso il ricordo di don Massimo Mafioletti, sulla sua pagina Fb: «Lo ricordo come uno dei grandi parroci di Longuelo - scrive -. Dal 1977 al 1989. Lo ricordo innanzitutto come un prete che ha interpretato la riforma conciliare aprendo la comunità ai laici, costruendo la comunità attorno a una sola idea: tessere e generare relazioni su relazioni. Per lui la chiesa era una cosa così: darsi del tu, abbracciarsi, sorridersi, stare attorno alla tavola. Poi, sì certo, veniva la liturgia, la predicazione, la catechesi, i sacramenti... Ma fare chiesa doveva essere una cosa così piacevolmente e squisitamente umana da mettere buonumore a tutti. Il suo ministero era già francescano: il vangelo della gioia prima ancora dell’Evangelii gaudium. Ha fatto della canonica la casa di tutti dove ritrovarsi, cantare, fare catechesi, discutere di bilanci e di fede. Una casa che non sarebbe stata quella casa senza Angela. Splendida donna. Don Giu era un uomo che aveva deciso di fidarsi dell’uomo, credeva nell’umano, cercava nelle pieghe nascoste dell’umano le tracce del divino e, lui sì, caspita, ci riusciva. Leggeva il Vangelo tra le pieghe degli incontri, dei pianti e delle gioie e, perché no, sulle piste di sci. Penso che l’abbia guidato un principio pastorale chiaro e preciso: prima delle regole morali, prima della dottrina, insomma prima dell’ortodossia e dell’ortoprassia venivano le persone così come erano e non come la chiesa pensava dovessero essere. Lui era lì a servire la loro gioia e la loro fede. Longuelo in quegli anni è stato un autentico laboratorio di pastorale feconda, battuta casa per casa, relazione per relazione, tu per tu... E, su tutto, lui era un uomo che chiedeva baci e li dava, i baci. Era affetto puro. Pura affezione che dall’alto il buon Dio non potrà che benedire. Un abbraccio forte, carissimo don Giuseppe. Tu vigila su questa piccola grande comunità e su questo quartiere che indegnamente provo a servire. Dammi un terzo del tuo Spirito di affezione. Come Elia a Eliseo. E mandaci un bacio direttamente dalle labbra di Dio».

I funerali di don Giuseppe si terranno a Predore martedì 11 agosto alle ore 17.00 nel cortile dell’oratorio. La salma è stata composta nella chiesina della scuola materna in via Foresti 8. Don Giuseppe sarà tumulato ad Almenno San Salvatore suo paese natale.

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