La verità di Sara, ritrovata dopo 10 giorni
Fuga volontaria, non rischia una denuncia

Sara Capoferri non era a Berlingo, non a Iseo e neppure a Passirano e Gussago, dove era stata cercata nei giorni scorsi dagli inquirenti.

Il mistero è stato risolto grazie a un messaggio Facebook inviato da un uomo alla redazione del Giornale di Brescia. «Contattatemi perché so dove è Sara». Da lì poi è scattato il blitz dei carabinieri, che l’hanno intercettata a Rezzato alle 17.30 di sabato 4 marzo a bordo di un’auto che si era impantanata in un campo. Era in compagnia di un uomo, italiano, con il quale aveva preso poco prima un caffè in un bar. In caserma a Chiari Sara racconta tutto: da Berlingo si è spostata in pullman a Rezzato, ma sostiene di non aver bruciato l’auto abbandonata a causa di un guasto. «La sua è stata una fuga volontaria, aveva bisogno di qualche giorno per sé. L’importante è che ora stia bene. La donna non rischia una denuncia per quello che è successo – chiarisce il capitano Stefano Giovino al Giornale di Brescia -. È stata una fuga volontaria. Nemmeno una denuncia per procurato allarme. Sul resto della vicenda le indagini sono ancora in corso». In tasca, al momento del ritrovamento, aveva un telefono cellulare con un numero diverso da quello che i familiari conoscono e che hanno provato a chiamare insistentemente megli ultimi giorni.

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