Bimba bergamasca nata tetraplegica
Maxi risarcimento da 5,1 milioni di euro

La piccola nata a Rovigo da mamma di Corna Imagna e papà di Chiuduno. Al padre, in sede penale, già riconosciuta una provvisionale di 250 mila euro. In sede civile l’istanza della mamma e dei nonni: il Tribunale ha stabilito a loro favore la cospicua somma, contestata in Appello dalle Ussl: la causa è in corso.

Anche la Cassazione ha stabilito che ci furono responsabilità da parte di due ginecologhe dell’ospedale «Santa Maria della Misericordia» di Rovigo che si erano occupate del parto di Eleonora Gavazzeni, nata tetraplegica la notte del 3 dicembre 2008. Le due con le loro manovre avrebbero causato traumi al capo della piccola e avrebbero ritardato il parto cesareo. Le imputate, P. C. e C. D, erano state assolte in primo grado dal reato di lesioni colpose gravissime. Reato che, nel frattempo, è andato in prescrizione. La Corte d’appello di Venezia un anno fa aveva però ribaltato il verdetto.

Pur dichiarando di «non doversi procedere nei loro confronti in quanto il reato è estinto per intervenuta prescrizione», i giudici di secondo grado avevano accertato «la penale responsabilità delle imputate». E le avevano condannate al «risarcimento dei danni cagionati alla parte civile costituita», e cioè il padre della piccola, Davide Gavazzeni, 41 anni, carpentiere di Chiuduno trasferitosi nel Rodigino, a Fiesso Umbertiano, con la moglie Benedetta Carminati di Corna Imagna nel 2008 per motivi di lavoro.

Il risarcimento si liquiderà in separato giudizio civile, ma la Corte aveva stabilito per l’uomo, assistito dall’avvocato Mario Cicchetti, una provvisionale immediatamente esecutiva di 250 mila euro. A corrisponderla in solido le due imputate e il responsabile civile, vale a dire l’Usl 5 di Rovigo per la quale hanno continuato a lavorare (una ora è in pensione). I vertici dell’ente, infatti, non avevano ritenuto di prendere provvedimenti nei confronti delle due.

L’Ussl e le due imputate erano ricorse in Cassazione. Che nei giorni scorsi ha emesso il suo verdetto. La Corte suprema ha annullato parzialmente la sentenza nei confronti di P. C. con rinvio al giudice civile perché ridetermini la ripartizione delle spese di risarcimento. Il ricorso di C. D. e quello dell’Ussl sono invece stati rigettati in toto.

Confermata la provvisionale da 250 mila euro al padre della bimba, l’unico a costituirsi parte civile al processo penale. Il resto del risarcimento lo dovrà stabilire il giudice civile. La piccola Eleonora, la madre e i 4 nonni, sempre assistiti dall’avvocato Cicchetti, avevano invece intrapreso la causa civile. Il Tribunale ha stabilito un risarcimento di 5,1 milioni di euro, contestato dalle assicurazioni dell’Ussl, che sono ricorse in Appello. Il processo di secondo grado è in corso. Un consulente delle assicurazioni ha chiesto un ridimensionamento del risarcimento in quanto Eleonora avrebbe attese di vita molto minori rispetto a quelle ipotizzate. La Corte s’è riservata la decisione.

«È un’istanza priva di ogni pregio giuridico e infondata dal punto di vista medico scientifico», ribatte l’avvocato Cicchetti. Che, sulla recente sentenza della Cassazione, chiosa: «È un verdetto importante perché ha dimostrato che, nonostante il reato sia prescritto, il processo può proseguire e analizzare in profondità la vicenda. Il nostro è stato un risultato importante perché il procuratore generale aveva invocato l’assoluzione per le due imputate. Invece, i giudici supremi hanno deciso per la responsabilità penale delle due dottoresse».

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