Melaverde torna in Bergamasca
Puntata speciale su Branzi e dintorni

In programma domenica 24 febbraio: sarà l’ultima della stagione con Edoardo Raspelli.

Domenica prossima, 24 febbraio, andrà finalmente in onda quella che per Edoardo Raspelli - dopo l’improvvisa bocciatura di Canale 5 - sarà l’ultima puntata dell’edizione 2018/2019 di Melaverde: vedremo il famoso critico enogastronomico in Val Brembana, tra pani artigianali, formaggi di montagna e foto d’autore.

Si chiude - come già scritto su queste colonne - con tre mesi d’anticipo la conduzione di Raspelli del 21° anno di Melaverde: la puntata del programma domenicale di Canale 5, registrata tempo fa, andrà in onda ancora condotta dal giornalista e «cronista della gastronomia», che da dieci anni ha al suo fianco di Ellen Hidding nella trasmissione creata da Giacomo Tiraboschi il 20 settembre del 1998: si tratta della puntata numero 614.

Era in scaletta il 3 febbraio ma fu rimandata per non sovrapporsi con una puntata di Linea Verde di Rai 1, anch’essa dedicata alla Valle Brembana: l’appuntamento per questa attesa prima visione del viaggio di Raspelli a Branzi e dintorni è stato ora fissato per le 11,50 di domenica 24.

«Melaverde - dice il conduttore - racconterà tre storie di uomini che hanno deciso di mettere tutta la loro passione, la forza tipica delle persone di montagna e il talento di cui la sorte li ha dotati nella voglia di rendere vivo il proprio territorio. Abbiamo intervistato Baldovino Midali, panettiere storico di questo paese di 700 anime, sempre alla ricerca della migliore farina italiana per i suoi prodotti, ma che appena può si trasforma in uno straordinario testimone delle bellezze del suo territorio: armato di macchina fotografica e telecamera scompare nei fitti boschi della zona per far conoscere al mondo l’incredibile biodiversità che vi si nasconde. E parleremo di Francesco Maroni, che insieme a una settantina di allevatori mantiene viva la tradizione dell’allevamento di montagna e continua a produrre, seguendo le antiche ricette, alcuni tra i più storici e buoni formaggi dell’arco alpino. E poi di Luigi, mobiliere di professione e scultore per passione, che riesce a trasformare pezzi di legno raccolti nel bosco in veri e propri simboli della sua valle».

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