Non visitò bimbi a rischio epidemia
Confermata la condanna al medico

Quattro mesi di reclusione per la guardia medica che nel 2015 a Foppolo, si rifiutò di andare in hotel a visitare dei ragazzini inglesi e i loro genitori che presentavano gli stessi sintomi di vomito e dissenteria.

Le guardie mediche devono effettuare la visita a domicilio tutte le volte che vengono chiamati per bambini che si sentono male tutti insieme con gli stessi sintomi, specie se si tratta di ragazzini in vacanza senza i loro genitori. Lo sottolinea la Cassazione confermando la condanna a quattro mesi di reclusione per un medico che, chiamato quasi all’una di notte da un albergatore della Val Brembana, non era voluto andare a visitare sei bambini inglesi di circa dieci anni che si erano sentiti male in hotel insieme a due insegnanti che li accompagnavano e che manifestavano gli stessi sintomi, tra i quali vomito e dissenteria. Al camice bianco, accusato di rifiuto di atti di ufficio, sono state negate le attenuanti e la commutazione pecuniaria della pena.

Ad avviso della Suprema Corte merita conferma la decisione della Corte di Appello di Brescia che ritiene che anche nei casi in cui non sia a rischio la vita di nessuno, «ciò non esclude la sussistenza dell’obbligo di eseguire la visita richiesta, considerata la preoccupante situazione che era stata esposta dal titolare dell’albergo». «Si trattava di otto pazienti di cui sei bambini che continuavano a vomitare - hanno fatto presente i magistrati bresciani suscitando il plauso dei supremi giudici - e che si trovavano in un albergo piuttosto lontano dal più vicino Pronto Soccorso e per i quali non sarebbe stata sicuramente sufficiente una diagnosi per telefono, richiedendosi la visita anche per escludere il pericolo di una rapida epidemia all’interno della comitiva».

«Venivano negate altresì le circostanze attenuanti generiche ed anche la richiesta di conversione della pena detentiva nella corrispondente pena pecuniaria poiché - sottolinea la Corte di merito - le condizioni economiche dell’imputato inducevano a ritenere che la sola pena pecuniaria avrebbe avuto scarsa efficacia afflittiva ed anche tenuto conto della gravità del fatto, trattandosi di delitto contro la pubblica amministrazione commesso da un pubblico ufficiale nell’esercizio delle funzioni e in danno di ’persone appartenenti a fascia debolè». «Le condizioni dei bambini che avvertivano malesseri e, certamente, la pluralità dei soggetti indisposti, la giovane età, l’essere ospitati in Italia in assenza dei genitori e senza conoscere la lingua, - riassume il verdetto 34535 della Sesta sezione penale degli ’ermellinì - dovevano imporre al medico di recarsi presso l’albergo per constatare di persona la presenza di patologie anche temporanee, a carico dei giovani pazienti».

La vicenda è avvenuta poco prima dell’una di notte tra il 19 e il 20 febbraio del 2015, presso l’hotel ’Cristallò di Foppolo , quando l’albergatore Alain Curti chiamò la guardia medica del distretto della Val Brembana e dopo quasi un quarto d’ora di telefonata con il medico di turno capì che il camice bianco (del 1981) non intendeva muoversi. Allora chiamò il 118 che arrivò con l’ambulanza mettendo in evidenza «la plateale violazione degli obblighi cui era tenuto il medico di turno». Tutti furono visitati e vennero diagnosticati disturbi gastrointestinali.

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