Uniti fino alla fine: addio a tre coppie
I figli: «Nemmeno il tempo per l’addio»

Lutti a Brembate Sopra, Valbondione e Costa di Mezzate. I coniugi Belli morti a due giorni di distanza; l’alta Val Seriana piange Felice e Kati Morandi, pionieri del turismo. I Viada non hanno saputo l’uno dell’altro.

Andarsene insieme, quasi all'improvviso, senza il tempo di salutarsi come si deve. Altre tre coppie di anziani sposi in questi giorni hanno trovato la morte, a pochi giorni di distanza l’uno dall’altra.

Angela e Giovanni

A Brembate Sopra Claudio Belli piange i suoi genitori, Giovanni e Angela. La fotografia che li ricorderà per sempre, la stessa su entrambi i loro loculi affiancati, l’avevano nel cuore ed esprime tutta la vicinanza, la cura che avevano l’una dell’altro. Sono morti a due giorni di distanza, «la mia mamma di 82 anni domenica alle 20,47, a Casa Serena, dove si trovava da tre anni – spiega il figlio Claudio – e il mio papà, di 86, mi hanno chiamato ieri (martedì per chi legge, ndr) mattina dall’ospedale di Ponte San Pietro dicendomi che era morto poco dopo la mezzanotte. Tutti e due hanno avuto febbre e poi me li sono trovati morti». La certezza nero su bianco che siano stati vittima del Covid-91 non c’è, «ma dovrebbe essere stata questa la causa finale» aggiunge l’unico figlio della coppia che si era sposata nel 1956 «e sono sempre rimasti attaccati: anche quando lei è entrata in struttura – spiega Claudio Belli – mio papà andava a trovarla tutti i pomeriggi, poi subentravo io» dice ricordandoli «camminare mano nella mano».

Se Angela Colombo ha salutato il figlio in videochiamata due lunedì fa, per il marito si è reso necessario il trasporto in ospedale mercoledì scorso, in serata: «Gli mancava il fiato, per tre giorni ha avuto febbre a 39. Sono ancora incredulo: mi hanno dato il tempo solo per scegliere il loculo doppio».

Kati e Felice

Anche a Valbondione se ne sono andati insieme, all’improvviso, a soli quattro giorni l’una dall’altro, i coniugi Kati Merlini, di 69 anni e Felice Morandi, di 88 anni, titolari dell’agriturismo «Stala di Mostacc».

Così come erano vissuti, uniti da un profondo amore anche per la famiglia, se ne sono andati suscitando in tutti quelli che hanno avuto la fortuna di conoscerli un profondo e accorato sentimento di mestizia e di rincrescimento. I figli Melissa ed Egidio, ricordandoli, scrivono: «Papà, sei stato un pilastro per tutti noi. Con la tua saggezza ci hai insegnato i veri valori della vita, con la mamma hai costruito un impero con sacrificio e dedizione. Voi due sempre insieme, spalla a spalla, nel bene e nel male, ma sempre uniti, fino alla morte. Grazie dell’immenso amore che ci avete dato, sarà per noi la nostra guida. Siamo sicuri che anche da lassù veglierete sempre su di noi, sui vostri adorati nipoti, sullo zio Lorenzo e su quanti vi hanno voluto bene».

Kati Merlini prima delle nozze era parrucchiera. Felice ha sempre lavorato sodo: come boscaiolo e come mandriano a Fiumenero e sui pascoli della Grabiasca nella stagione estiva. Alcuni anni dopo il matrimonio, la svolta. Nel 1988 infatti, ristrutturando una cascina di famiglia sulla sponda sinistra del Serio, alla presenza dell’onorevole Giovanni Ruffini e di tante autorità, davano vita all’agriturismo «Stala di Mostacc», uno dei primi in Valle Seriana e nella Bergamasca. E così Kati divenne la cuoca della struttura, aiutata dal marito Felice e poi dai figli. Piatti della tradizione quelli da lei preparati, apprezzati da coloro che, in sempre maggior numero, affluivano nella struttura. Non solo per un ottimo pasto, ma anche per avere il piacere di conversare con Felice, persona saggia, dalla profonda cultura. «Continueremo, con lo zio Lorenzo e poi con i nostri figli e nipoti – concludono Melissa ed Egidio – a gestire l’agriturismo. Lo dobbiamo ai nostri genitori, che tanto hanno fatto per noi».

Mariangela e Giorgio

A Costa di Mezzate si piange la scomparsa di due coniugi molto conosciuti, ne abbiamo scritto anche sul giornale di martedì: Giorgio Viada, 79 anni, ex consigliere comunale e presidente dell’associazione Ordine dei beneficiari della fondazione asilo Gout Ponti e la moglie Mariangela Dini di 78, per anni maestra elementare a Montello.

«Se ne sono andati a un giorno di distanza l’uno dall’altro – racconta il figlio Davide, che vive a Bergamo con la moglie Marta e il piccolo Bruno di 6 mesi –. Papà per il coronavirus è risultato positivo al tampone, mentre alla mamma non l’hanno fatto, ma ha avuto gli stessi sintomi. L’unica cosa che mi dà un po’ di sollievo è sapere che sono morti senza sapere della malattia l’uno dell’altro». Mariangela era infatti ricoverata dall’inizio di febbraio alla Rsa Primavera di Albano dopo un ictus che l’aveva colpita a dicembre 2019, mentre il marito è stato ricoverato all’inizio di marzo alle Cliniche Gavazzeni di Bergamo. «Papà è sempre andato a trovare la mamma fino a quando, a causa dell’emergenza coronavirus, la Rsa ha ridotto le visite a una volta la settimana, una sola persona per 10 minuti, e poi il 1° marzo ha chiuso ai parenti – prosegue Davide –. Si sono visti l’ultima volta il 20 febbraio, il 1° marzo papà è venuto a pranzo da noi per festeggiare il suo compleanno e dopo un paio di giorni ha cominciato a stare male. Aveva la febbre, ma si è curato a casa e sembrava che stesse migliorando. Invece dopo qualche giorno la febbre è arrivata a 39 accompagnata da difficoltà respiratoria. Lo hanno portato in ambulanza alle Gavazzeni, dove è morto il 12 marzo: dal giorno del suo compleanno non l’ho più visto, ci sentivamo al telefono e mi raccomandava di non dire nulla alla mamma per non farla preoccupare. L’ultima volta l’ho sentito la mattina del giorno in cui è morto. Mia mamma invece non usava il cellulare e avevamo suoi aggiornamenti dal personale della Rsa. Sono stati loro, il 13 marzo, a chiamarci per darci la notizia che la mamma era morta, quando papà se n’era già andato».

Oltre al dolore per la perdita dei genitori, Davide e la sua famiglia sono stati messi in quarantena. «Le salme sono state portate al cimitero di Bergamo e vorremmo seppellirli lì, perchè entrambi erano originari della città e si sono sposati a Costa di Mezzate una volta sposati. Ma non potendo uscire è tutto più difficile, sono riuscito a trovare una ditta di onoranze funebri dopo tantissime chiamate. Non ho nulla da rimproverare ai medici che hanno curato i miei genitori, in questa situazione drammatica so che tutti stanno facendo l’impossibile».

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