Zandobbio, impiegata morta in Comune
L’autopsia: ferite compatibili con l’incidente

I primi esiti dell’autopsia eseguita nella mattinata di martedì 5 novembre sul cadavere di Bruna Calegari.

Le ferite compatibili con un incidente: è quanto emerso dai primi riscontri sull’autopsia che è stata eseguita nella mattinata di martedì 5 novembre all’ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo sul cadavere di Bruna Calegari, l’impiegata del Comune di Zandobbio morta giovedì 31 ottobre scorso. La donna, di 59 anni, è stata trovata senza vita nell’ufficio tecnico in cui lavorava.

Il fascicolo d’indagine è stato aperto per omicidio, ma l’ipotesi più probabile - confermata quindi dalle prime indiscrezioni sugli esiti dell’autopsia – resta l’incidente. È probabile che l’impiegata sia stata colta da un malore mentre era su una scaletta per prendere dei faldoni posizionati sugli scaffali. Aveva delle forbici in mano e con queste potrebbe essersi ferita accidentalmente. Ma in modo fatale.

La donna avrebbe compiuto 60 anni a gennaio. Era nativa di Zandobbio e viveva in via Madonna della Neve, fuori dal centro, sull’asse che da Zandobbio porta alla frazione Selva, con il marito Mario Borali, informatico in una società di software e conosciuto nella zona per la sua passione per la cornamusa bergamasca. La donna era madre di quattro figli.

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