Persistono i divari di genere in provincia di Bergamo, dove le donne faticano più che altrove a trovare spazio e riconoscimento nel mondo del lavoro. Lo certifica un'indagine di Regione Lombardia a cura dell'Università di Brescia condotta su oltre ottomila imprese lombarde, che segnala come il territorio orobico resti fanalino di coda per occupazione femminile e strumenti di conciliazione vita-lavoro.Nelle categorie protette solo il 38,8% dei contratti è assegnato a donne, contro una media regionale del 45%. Tra gli operai a tempo indeterminato la presenza maschile sfiora il totale. Non va meglio sul fronte salariale: nella fascia impiegatizia il gender pay gap raggiunge a Bergamo il 20,8% e tocca quasi il 48% nelle componenti accessorie, seconda solo a Sondrio.Le aziende bergamasche risultano meno attente anche alla flessibilità: la applicano il 38,6% delle realtà, a fronte del 74,3% lombardo; l'uso della banca ore si ferma al 22,7% contro il 28% regionale. Il quadro si completa con i dati Inas-Cisl sui congedi: su tremila pratiche di maternità, oltre 2.800 riguardano madri e poco più di cento padri. Stessa sproporzione nei congedi parentali e nei permessi previsti dalla legge 104.Un mosaico che racconta come, ancora nel 2025, per le donne bergamasche il lavoro resti un percorso in salita, tra stipendi più bassi, part-time spesso non scelti e scarse opportunità di carriera.Il servizio di Paola Abrate
Persistono i divari di genere in provincia di Bergamo, dove le donne faticano più che altrove a trovare spazio e riconoscimento nel mondo del lavoro. Lo certifica un'indagine di Regione Lombardia a cura dell'Università di Brescia condotta su oltre ottomila imprese lombarde, che segnala come il territorio orobico resti fanalino di coda per occupazione femminile e strumenti di conciliazione vita-lavoro.Nelle categorie protette solo il 38,8% dei contratti è assegnato a donne, contro una media regionale del 45%. Tra gli operai a tempo indeterminato la presenza maschile sfiora il totale. Non va meglio sul fronte salariale: nella fascia impiegatizia il gender pay gap raggiunge a Bergamo il 20,8% e tocca quasi il 48% nelle componenti accessorie, seconda solo a Sondrio.Le aziende bergamasche risultano meno attente anche alla flessibilità: la applicano il 38,6% delle realtà, a fronte del 74,3% lombardo; l'uso della banca ore si ferma al 22,7% contro il 28% regionale. Il quadro si completa con i dati Inas-Cisl sui congedi: su tremila pratiche di maternità, oltre 2.800 riguardano madri e poco più di cento padri. Stessa sproporzione nei congedi parentali e nei permessi previsti dalla legge 104.Un mosaico che racconta come, ancora nel 2025, per le donne bergamasche il lavoro resti un percorso in salita, tra stipendi più bassi, part-time spesso non scelti e scarse opportunità di carriera.Il servizio di Paola Abrate