Nell'immaginario collettivo lo spazzacamino è una figura quasi leggendaria: un'ombra che cammina sui tetti, protagonista di racconti popolari, fiabe e perfino dei musical di Walt Disney. Sembra un personaggio uscito da un'altra epoca. E invece, in provincia di Bergamo, questa figura non appartiene affatto al passato. Oggi gli spazzacamini attivi sono circa settanta, un numero sorprendente per un mestiere che molti consideravano scomparso e che invece, negli ultimi dieci anni, ha ritrovato una nuova centralità.A rilanciarlo è stato il ritorno nelle case dei camini e delle stufe alimentati a biomassa. Legna e pellet, scelti per motivi ambientali e incentivati dai contributi statali, hanno riportato il fuoco domestico al centro della vita quotidiana. Un trend in forte crescita soprattutto nelle aree montane e collinari, dove questi sistemi di riscaldamento rimangono la soluzione più diffusa.Accanto alla diffusione degli impianti, è cambiato anche il quadro normativo. L'Accordo del Bacino Padano – sottoscritto da Lombardia, Piemonte, Veneto ed Emilia-Romagna – impone combustibili certificati, apparecchi ad alta efficienza e manutenzioni obbligatorie. Tutti gli impianti a biomassa devono essere registrati e mantenuti secondo standard precisi, con l'obiettivo di contenere le emissioni di PM10 e ridurre i rischi per la sicurezza.In questo contesto lo spazzacamino bergamasco non è più l'artigiano coperto di fuliggine che viveva nei racconti. È un tecnico specializzato che lavora con attrezzature moderne: videocamere flessibili per l'ispezione delle canne fumarie, strumenti elettronici per la misurazione della combustione, aste motorizzate e persino droni per verificare lo stato dei comignoli. Molti professionisti hanno meno di cinquant'anni, segno di un mestiere che si è rinnovato e ha trovato una nuova generazione di addetti.Il loro ruolo resta fondamentale. La maggior parte degli incendi dei tetti nasce da una canna fumaria sporca o mal funzionante, un rischio che comporta sanzioni fino a 5.000 euro. Ecco perché la richiesta di interventi è in costante aumento, soprattutto nei mesi invernali.Tra tradizione e innovazione, lo spazzacamino è tornato a essere una figura indispensabile nel riscaldamento delle abitazioni bergamasche. Un mestiere antico che, più che sopravvivere, continua a reinventarsi.Il servizio di Paola Abrate e Emanuelea Scotti
Nell'immaginario collettivo lo spazzacamino è una figura quasi leggendaria: un'ombra che cammina sui tetti, protagonista di racconti popolari, fiabe e perfino dei musical di Walt Disney. Sembra un personaggio uscito da un'altra epoca. E invece, in provincia di Bergamo, questa figura non appartiene affatto al passato. Oggi gli spazzacamini attivi sono circa settanta, un numero sorprendente per un mestiere che molti consideravano scomparso e che invece, negli ultimi dieci anni, ha ritrovato una nuova centralità.A rilanciarlo è stato il ritorno nelle case dei camini e delle stufe alimentati a biomassa. Legna e pellet, scelti per motivi ambientali e incentivati dai contributi statali, hanno riportato il fuoco domestico al centro della vita quotidiana. Un trend in forte crescita soprattutto nelle aree montane e collinari, dove questi sistemi di riscaldamento rimangono la soluzione più diffusa.Accanto alla diffusione degli impianti, è cambiato anche il quadro normativo. L'Accordo del Bacino Padano – sottoscritto da Lombardia, Piemonte, Veneto ed Emilia-Romagna – impone combustibili certificati, apparecchi ad alta efficienza e manutenzioni obbligatorie. Tutti gli impianti a biomassa devono essere registrati e mantenuti secondo standard precisi, con l'obiettivo di contenere le emissioni di PM10 e ridurre i rischi per la sicurezza.In questo contesto lo spazzacamino bergamasco non è più l'artigiano coperto di fuliggine che viveva nei racconti. È un tecnico specializzato che lavora con attrezzature moderne: videocamere flessibili per l'ispezione delle canne fumarie, strumenti elettronici per la misurazione della combustione, aste motorizzate e persino droni per verificare lo stato dei comignoli. Molti professionisti hanno meno di cinquant'anni, segno di un mestiere che si è rinnovato e ha trovato una nuova generazione di addetti.Il loro ruolo resta fondamentale. La maggior parte degli incendi dei tetti nasce da una canna fumaria sporca o mal funzionante, un rischio che comporta sanzioni fino a 5.000 euro. Ecco perché la richiesta di interventi è in costante aumento, soprattutto nei mesi invernali.Tra tradizione e innovazione, lo spazzacamino è tornato a essere una figura indispensabile nel riscaldamento delle abitazioni bergamasche. Un mestiere antico che, più che sopravvivere, continua a reinventarsi.Il servizio di Paola Abrate e Emanuelea Scotti