Ora vi è la certezza. Stefania respirava ancora quando il suo corpo venne dato alle fiamme. E' stata depositata dal medico legale l'autopsia sul corpo della donna, ammazzata il 17 gennaio ad Erbusco, in provincia di Brescia. Le conclusioni dell'esame sostanzialmente ricalcano quanto già emerso. In primo luogo danno la conferma al 100% attraverso il dna che i resti carbonizzati appartengono alla giovane mamma. Sull'analisi del cadavere il medico legale riporta di una massiva carbonizzazione con lesioni plurime di natura contusiva compatibili con l'impiego del martello ritrovato nel garage di Chiara Alessandri, la donna che dal 19 gennaio è rinchiusa in carcere con l'accusa di omicidio e distruzione di cadavere. Dal punto di vista vitale, si legge nelle conclusioni, vista la presenza del 15% di ossido di carbonio nel sangue, si presume che fosse in vita quando è stata data alle fiamme. Due sono le concause della morte. La prima lo chock termico. La seconda le plurime lesioni subite che hanno causato e le fratture craniche. Infine la data del decesso, tardo pomeriggio del 17 gennaio, compatibile con l'orario indicato dalla polizia giudiziaria. La Alessandri contiuinua però a negare di aver dato fuoco alla rivale in amore. Saranno fondamentali i riscontri del perito. Perchè aveva una tanica di benzina in auto la prima cosa. E poi ad inchiodarla anche il riscontro incrociato fra i dati del gps, le telecamere della zona e l'ora segnata dall'orologio della vitima che si è inchiodato quando il corpo ha preso fuoco. Sei minuti in tutto. Il tempo necessario, ragiona chi indaga, per scaricare la sua rivale ormai tramortita e per darle fuoco. E l'orologio al polso di Stefania – infatti – si è fermato esattamente tre minuti dopo che la Alessandri è arrivata a Erbusco e tre prirma che ritornasse indietro. Attesa anche per le analisi sui vestiti che la Alessandri indossava il giorno dell'omicidio.
Ora vi è la certezza. Stefania respirava ancora quando il suo corpo venne dato alle fiamme. E' stata depositata dal medico legale l'autopsia sul corpo della donna, ammazzata il 17 gennaio ad Erbusco, in provincia di Brescia. Le conclusioni dell'esame sostanzialmente ricalcano quanto già emerso. In primo luogo danno la conferma al 100% attraverso il dna che i resti carbonizzati appartengono alla giovane mamma. Sull'analisi del cadavere il medico legale riporta di una massiva carbonizzazione con lesioni plurime di natura contusiva compatibili con l'impiego del martello ritrovato nel garage di Chiara Alessandri, la donna che dal 19 gennaio è rinchiusa in carcere con l'accusa di omicidio e distruzione di cadavere. Dal punto di vista vitale, si legge nelle conclusioni, vista la presenza del 15% di ossido di carbonio nel sangue, si presume che fosse in vita quando è stata data alle fiamme. Due sono le concause della morte. La prima lo chock termico. La seconda le plurime lesioni subite che hanno causato e le fratture craniche. Infine la data del decesso, tardo pomeriggio del 17 gennaio, compatibile con l'orario indicato dalla polizia giudiziaria. La Alessandri contiuinua però a negare di aver dato fuoco alla rivale in amore. Saranno fondamentali i riscontri del perito. Perchè aveva una tanica di benzina in auto la prima cosa. E poi ad inchiodarla anche il riscontro incrociato fra i dati del gps, le telecamere della zona e l'ora segnata dall'orologio della vitima che si è inchiodato quando il corpo ha preso fuoco. Sei minuti in tutto. Il tempo necessario, ragiona chi indaga, per scaricare la sua rivale ormai tramortita e per darle fuoco. E l'orologio al polso di Stefania – infatti – si è fermato esattamente tre minuti dopo che la Alessandri è arrivata a Erbusco e tre prirma che ritornasse indietro. Attesa anche per le analisi sui vestiti che la Alessandri indossava il giorno dell'omicidio.