Epilogo dell'operazione "Reticolo" che a novembre aveva portato all'operazione congiunta dei Carabinieri di Bergamo e Brescia per sgominare un'organizzazione di italiani ed albanesi dedita al traffico di stupefacenti attraverso la Valle Camonica. Sette gli arresti nei confronti di sette componenti della famiglia Sallaku, tutti residenti a Sale Marasino (Bs): dietro le sbarre i cinque fratelli maschi, e due donne, mogli di Gezim e Taulant) sottoposte agli arresti domiciliari. Due dei destinatari dell'ordinanza erano già in carcere a Brescia, con l'accusa di associazione a delinquere finalizzata al narcotraffico. Erano stati arrestati dopo che ai primi di novembre nel garage della loro lussuosissima abitazione erano state trovate anche delle armi illegalmente detenute. Ma dopo una notte in cella tre dei fratelli, accusati di detenzione illegale di armi, vennero scarcerati perché il gip stabilì che non era possibile identificare il proprietario delle armi essendo state nascoste in uno spazio comune. Poi Saimir, già in cella, aveva fatto pervenire una memoria con la quale si era assunto tutta la responsabilità del possesso delle armi da fuoco e dicendo gli altri non sapevano. Ma gli investigatori hanno fornito al gip nuove prove, intercettazioni fra le due donne e Taulunt, nelle quali l'uomo chiedeva alle signore di spostare le armi perchè sarebbe arrivata una perquisizione. Ecco allora che tutti sapevano dell'esistenza delle armi. I Carabinieri avevano rinvenuto una valigetta contenente tre pistole e diverse munizioni in un buco di un canale di aerazione cui si accedeva dal garage. A ottobre l'operazione che era stata preceduta dalla scoperta di una raffineria di eroina e morfina a Osio sotto. Ora, dopo due mesi, le porte del carcere si riaprono per tutti e cinque fratelli Sallaku, Saimir, Isuf, Gazmir, Taulant e Gezim, ex proprietario del Darfo calcio, formazione del campionato di Serie D, componenti della famiglia albanese da tempo residente sulla sponda bresciana del lago di Iseo. Nel 2015 i primi guai di Gezim e famiglia che coinvolsero anche due aziende edili bergamasche di castione della Presolana e Costa volpino. Finì in carcere, allora, per attività associativa di stampo mafioso aveva coinvolto anche aziende di Castione della Presolana e di Costa Volpino. L'accusa era di riciclaggio e ricettazione di mezzi edili e per il movimento terra nell'ambito di un'inchiesta della Procura di Cremona. Cinque mesi dopo, il sequestro di beni per 13 milioni. Che nel 2017 tornarono nella sua disponibilità Ora di nuovo in carcere.
Epilogo dell'operazione "Reticolo" che a novembre aveva portato all'operazione congiunta dei Carabinieri di Bergamo e Brescia per sgominare un'organizzazione di italiani ed albanesi dedita al traffico di stupefacenti attraverso la Valle Camonica. Sette gli arresti nei confronti di sette componenti della famiglia Sallaku, tutti residenti a Sale Marasino (Bs): dietro le sbarre i cinque fratelli maschi, e due donne, mogli di Gezim e Taulant) sottoposte agli arresti domiciliari. Due dei destinatari dell'ordinanza erano già in carcere a Brescia, con l'accusa di associazione a delinquere finalizzata al narcotraffico. Erano stati arrestati dopo che ai primi di novembre nel garage della loro lussuosissima abitazione erano state trovate anche delle armi illegalmente detenute. Ma dopo una notte in cella tre dei fratelli, accusati di detenzione illegale di armi, vennero scarcerati perché il gip stabilì che non era possibile identificare il proprietario delle armi essendo state nascoste in uno spazio comune. Poi Saimir, già in cella, aveva fatto pervenire una memoria con la quale si era assunto tutta la responsabilità del possesso delle armi da fuoco e dicendo gli altri non sapevano. Ma gli investigatori hanno fornito al gip nuove prove, intercettazioni fra le due donne e Taulunt, nelle quali l'uomo chiedeva alle signore di spostare le armi perchè sarebbe arrivata una perquisizione. Ecco allora che tutti sapevano dell'esistenza delle armi. I Carabinieri avevano rinvenuto una valigetta contenente tre pistole e diverse munizioni in un buco di un canale di aerazione cui si accedeva dal garage. A ottobre l'operazione che era stata preceduta dalla scoperta di una raffineria di eroina e morfina a Osio sotto. Ora, dopo due mesi, le porte del carcere si riaprono per tutti e cinque fratelli Sallaku, Saimir, Isuf, Gazmir, Taulant e Gezim, ex proprietario del Darfo calcio, formazione del campionato di Serie D, componenti della famiglia albanese da tempo residente sulla sponda bresciana del lago di Iseo. Nel 2015 i primi guai di Gezim e famiglia che coinvolsero anche due aziende edili bergamasche di castione della Presolana e Costa volpino. Finì in carcere, allora, per attività associativa di stampo mafioso aveva coinvolto anche aziende di Castione della Presolana e di Costa Volpino. L'accusa era di riciclaggio e ricettazione di mezzi edili e per il movimento terra nell'ambito di un'inchiesta della Procura di Cremona. Cinque mesi dopo, il sequestro di beni per 13 milioni. Che nel 2017 tornarono nella sua disponibilità Ora di nuovo in carcere.