Cellula brigatista a Bergamo?
Viminale, niente allarmi specifici

Dopo quello consegnato alcuni giorni fa a Bologna, un altro documento contenente minacce rivolte al mondo della politica e dell'informazione è stato recapitato lunedì 16 novembre, via posta prioritaria, alla redazione di Milano del quotidiano L'Unità. Si tratta di quattro cartelle firmate dai Nuclei di Azione Territoriale che ricalcano il documento arrivato venerdì scorso alle redazioni di Bologna de L'Unità, del Resto del Carlino e di altri quotidiani, tra cui L'Eco di Bergamo.

In fondo al documento, come in quello recapitato alcuni giorni fa a Bologna, c'è la data di ottobre 2009 e la precisazione che il contenuto è stato elaborato e condiviso da 5 nuclei (Milano, Torino, Bergamo, Lecco, Bologna). Quindi la firma, "Nuclei di azione territoriale Luca e Annamaria Mantini", in riferimento a due terroristi dei Nuclei Armati Proletari uccisi negli anni '70.

Nel documento giunto slunedì e consegnato alla Digos, si sotiene che "in ogni regione, in ogni città, in ogni territorio occorre una opposizione dura, all'occorrenza anche violenta, che colpisca capillarmente il regime".

Ma esistono vere minacce terroristiche che giustifichino la misura precauzionale di far dormire Silvio Berlusconi a palazzo Chigi? E come si "saldano" con l'allarme lanciato dal ministro Maroni sulla recrudescenza di un pericolo brigatista?  Nessuna sottovalutazione, al momento, ma nemmeno eccessivo allarme negli ambienti del Viminale. Fonti degli apparati dell'Interno che seguono l'antiterrorismo sottolineano infatti che "non esistono allarmi specifici" anche se ogni situazione è attentamente monitorata.

Emanuele Fiano, membro Pd del Copasir, interpellato sulla minaccia brigatista si limita ad affermare che si tratta di un argomento sul quale il comitato dei servizi potrebbe eventualmente fare le sue valutazioni. Quanto alla presunta necessità che il premier abbia dovuto cambiare 'dimora' per via di un allarme terrorismo, Fiano si rifà a quanto risposto a una sua interrogazione dal ministro Elio Vito nel corso di una Question Time in parlamento. L'esponente del governo, ricorda Fiano, parlò in quell'occasione di "minaccia generale" senza portare nulla di "oggettivo".

Gianfranco Fini, infine, intervistato a "In 1/2 ora" su Raitre, si mostra scettico. Minacce? "Da quel che so io no, - dice il presidente della Camera - ma ovviamente il presidente del Consiglio avrà altre informazioni e altre notizie". "Posso dire - aggiunge il presidente della Camera - che per quello che mi riguarda l'attentatore milanese aveva un dossier, ma si trattava di ritagli di giornale, non una cosa da prendere troppo sul serio. Ciò non toglie - precisa ancora Fini - che sul presidente del Consiglio possano esserci minacce molto più serie".

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