Il 25enne morto sotto la valanga
"adorava la montagna"

Non sono bastate le cure specialistiche agli Ospedali Riuniti di Bergamo, estremo tentativo dei medici per contrastare quel gravissimo stato di ipotermia in cui era precipitato dopo due ore trascorse sommerso dalla neve. Sergio Pennacchio, 24 anni, di Monticelli Brusati (Brescia), il collaboratore del rifugio Albani di Colere travolto venerdì da una valanga, è stato dichiarato morto alle 23,30 circa della stessa serata di venerdì, nel reparto di Cardiochirurgia.

Il suo cuore, purtroppo, non ha più ripreso l'attività. Da poco Sergio – come ricordano i suoi familiari – aveva trovato la strada della sua vita: lavorare in montagna, la sua grande passione, inseguendo il sogno di diventare una guida alpina. I suoi progetti e il suo entusiasmo, invece, sono stati spazzati via insieme alla sua motoslitta venerdì pomeriggio, quando è stato travolto da una valanga mentre stava battendo il sentiero innevato che conduce al rifugio Albani di Colere, dove lavorava.

Per circa due ore è rimasto sotto la neve. Gli uomini del Soccorso alpino e del 118, dopo averlo recuperato, hanno fatto tutto il possibile per salvarlo, ma i loro sforzi non sono stati premiati. Ieri la salma di Sergio Pennacchio è stata composta nella camera mortuaria dei Riuniti, dove sono giunti familiari, parenti e decine di amici. lo zio e la sorella «Era il suo secondo anno di lavoro in montagna – raccontano la sorella Vanessa e lo zio Edoardo – sognava di diventare una guida alpina ed era felicissimo di quello che faceva».

Dopo le scuole superiori, Sergio aveva fatto diversi lavori, prima di scoprire e imboccare la sua strada, quella della montagna, la sua grande passione: «Aveva fatto l'idraulico con me per un certo periodo – ricorda zio Edoardo – poi il magazziniere in un'impresa edile. Infine si è licenziato, proprio per andare a fare il lavoro che più lo realizzava, al rifugio Albani. Vi lavorava al fine settimana, ma era così entusiasta che spesso saliva già al mercoledì. Aveva una grande carica. Mi hanno raccontato che, quando è stato travolto dalla valanga, di sua iniziativa stava battendo il sentiero che conduce al rifugio. Poi, purtroppo, a monte rispetto a dove si trovava, c'è stato il distacco di un fronte di circa 100 metri di neve, che lo ha travolto. Non si dovrebbe morire così – conclude lo zio – a 24 anni, nel pieno della giovinezza, con tanti sogni da realizzare».

Quando non era al rifugio Albani, Sergio Pennacchio abitava con la famiglia in via Manzoni 11 a Monticelli Brusati, in Franciacorta (Brescia). La sua scomparsa lascia nel dolore, oltre alla sorella Vanessa, la mamma Silvana con il marito Beppe, e il padre, Sergio. Il feretro sarà trasportato a Monticelli domani, per i funerali, fissati per le 15 nella chiesa parrocchiale. Il giorno successivo la salma sarà cremata: «Questa era la volontà espressa in vita da Sergio», ha aggiunto lo zio. la dinamica della tragedia La valanga che ha travolto il ventiquattrenne bresciano si è staccata venerdì poco dopo le 15 a quota duemila metri, fra il rifugio Albani e il rifugio Cima Bianca. Sergio Pennacchio era su una motoslitta e, secondo quanto è stato spiegato ieri ai familiari, stava battendo il sentiero che conduce all'Albani. Con lui c'era un'altra collaboratrice del rifugio, Giulia Visinoni, 25 anni, di Rovetta.

Contrariamente a quanto emerso inizialmente, la ragazza non era con Sergio in sella alla motoslitta, ma lo stava seguendo a piedi, una ventina di metri più indietro. Altrimenti, anche lei probabilmente sarebbe stata travolta dalla valanga. Invece la giovane è rimasta illesa ed è stata testimone oculare del dramma. Ha visto la valanga travolgere Sergio Pennacchio, che si è ribaltato con la motoslitta ed è finito una ventina di metri più a valle, sommerso dalla neve. La testimone ha dato l'allarme, raggiunta poi da un'altra collaboratrice del rifugio, subito accorsa. Le due giovani hanno individuato prima la motoslitta, poi il loro collega, e hanno cercato di liberarlo il più possibile dalla neve, in attesa dell'elisoccorso del 118 e del Soccorso alpino. Il ferito è stato estratto dalla neve dopo circa due ore, poi la corsa all'ospedale di Piario e infine ai Riuniti, per il trattamento speciale contro l'ipotermia, che purtroppo non è stato sufficiente a salvarlo. «Sono molto vicino alla famiglia di questo ragazzo», ha detto il parroco di Monticelli, don Luigi.

Anche il sindaco del paese, Laura Boldi, ha espresso le condoglianze ai parenti del giovane, a nome di tutta la comunità. Ieri molti amici si sono radunati al bar «Cocoa» di Rodengo Saiano (Brescia), che Sergio frequentava spesso. «A Natale avevamo fatto una grande festa – hanno raccontato – non possiamo credere che ora non ci sia più. Gli volevamo un gran bene, Sergio ci mancherà tanto».

Vittorio Attanà

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