Anche tanti genitori italiani
chiedono lavoro al «Triciclo»

Per capire fino a che punto la crisi economica morde anche nella Bergamasca si può fare un giro al Triciclo, il laboratorio occupazionale della Cooperativa impresa sociale Ruah che, da 13 anni, ha come finalità l'inserimento lavorativo temporaneo per chi vive una situazione di difficoltà personale o marginalità sociale. Se fino al 2008 il Triciclo dava lavoro soprattutto agli immigrati, per lo più giovani, appena arrivati in Italia, oggi è subissato di richieste di lavoro.

Non solo migranti, ma anche tanti italiani, molti genitori con figli a scuola o all'università, sopra i 50 anni. Inoltre, si registra un fenomeno nuovo: lavoratori immigrati che dieci anni fa passarono per il laboratorio occupazionale, per poi entrare nel mondo del lavoro attraverso i progetti della Ruah, che hanno acceso un mutuo per l'acquisto della casa, fatto il ricongiungimento familiare, oggi tornano a essere senza lavoro e, quindi bussano di nuovo la porta del Triciclo.

«Nel 2009 abbiamo dato lavoro a 60 persone, 12 italiani e 48 stranieri. Attualmente abbiamo una decina di inserimenti lavorativi, ovvero persone che per un periodo variabile lavorano con noi – spiega il presidente della Cooperativa Ruah, Bruno Goisis –. Ultimamente, ogni giorno, ci arrivano curriculum via mail o persone che bussano in cerca di lavoro. Prima del 2008 accadeva sporadicamente».

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