Baste tariffe postali agevolate
Il non profit sul piede di guerra

Il mondo del non profit è in allarme per lo stop allo sconto delle tariffe postali sui prodotti editoriali, introdotto dal decreto interministeriale del 30 marzo scorso con decorrenza il primo aprile. In sostanza, proprio nel periodo in cui si fanno le dichiarazioni dei redditi e le associazioni e gli enti inviano a casa la lettera di richiesta di donazione, le tariffe postali non verranno più agevolate dallo stato, sia per le aziende editoriali, sia per il Terzo settore.

L'aumento, per ogni singola lettera o notiziario dell'associazione, è di oltre quattro volte, rispetto al marzo 2010: si passa, infatti, da 0,064 euro a 0,283 euro per copia. Il Centro Studi Philanthropy stima un costo di 65 milioni di euro in più per tutto il non profit italiano. Le grandi associazioni hanno già pubblicato la stima di quanto ammonterebbe l'aumento delle tariffe postali, nel periodo aprile-dicembre 2010. Sono quasi 7 milioni solo per l'Airc (associazione italiana per la ricerca sul cancro), 788 mila euro per il Cesvi, 207 mila per il Banco Alimentare, 113 mila per Emergency. Il settimanale Vita, specializzato nell'informazione del Terzo settore, ha già lanciato una petizione on-line contro il decreto.

Il Cesvi, l'ente di cooperazione internazionale con sede a Bergamo, in via Broseta 68a, calcola che con le nuove tariffe il costo totale del 2010 per le spedizioni postali sarebbe di 1.685.540 euro, contro gli 897.049 previsti. Un aumento di 788 mila euro con i quali «avremmo potuto distribuire 20 mila zanzariere in Myanmar, salvare dall'Aids 2.500 neonati in Zimbabwe, riabilitare 25 pozzi d'acqua potabile in Uganda, distribuire 2.500 quintali di semi di cereali nel nord dell'Uganda, garantire l'apporto nutrizionale e controllo medico a 1.880 bambini haitiani e fornire attività ricreative a 10 bimbi di una delle nostre Case del Sorriso» spiega il presidente Giangi Milesi.

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