Raimondi: «Per la Bergamasca
una sola azienda ospedaliera»

«Sono convinto che per Bergamo e la sua provincia sia sufficiente una sola Azienda ospedaliera». Una frase che suona come una rivoluzione, quella pronunciata l'altra sera dall'assessore regionale all'Ambiente Marcello Raimondi, nel corso della serata organizzata a San Pellegrino sul tema «Valle Brembana: il futuro nel turismo?».

Assessore, è un invito a riflettere sulla situazione della Sanità bergamasca? «È soprattutto una proposta politica lanciata al territorio bergamasco. Una proposta che s'incardina su un tessuto dove, come in tutta la Lombardia, si è attuata una grande rivoluzione nella Sanità con la legge 31, una legge che risale al 1997 e che con la razionalizzazione dei servizi, la sinergia pubblico-privato, l'avere legato i compiti delle figure apicali anche al raggiungimento degli obiettivi aziendali, l'introduzione dei drg, e altro ancora oggi permette alla Lombardia di avere una Sanità in attivo, modello di efficienza studiato a livello mondiale. Ma quelle territorialità attribuite allora, per esempio, alle Aziende ospedaliere ora possono essere superate. I tempi sono maturi».

Anche perché si possono ulteriormente ottimizzare spese e servizi?
«Una Sanità in attivo come quella lombarda può attivare una seconda rivoluzione. Con una rete territoriale di servizi sanitari ancora più collegati tra loro, uno scambio sinergico di eccellenze, una logica di specializzazioni e competenze nelle varie strutture ospedaliere, e una intensità di cura modulata sulle esigenze dei pazienti: questo significa che, per esempio, nel territorio orobico per demografia, geografia e specializzazioni sanitarie tre Aziende ospedaliere sono troppe. Siamo un milione di abitanti: ne basta una».

La proposta arriva quando in Lombardia, e a Bergamo, si è vicini al varo di nuovi ospedali. E per fine anno c'è anche la designazione delle nuove figure dirigenziali delle aziende sanitarie e ospedaliere.
«Anche in questo senso, appunto i tempi sono maturi. E non ritengo affatto che la riorganizzazione proposta possa essere a detrimento dei manager lombardi chiamati ad amministrare la Sanità. Abbiamo creato delle eccellenze, e tutti hanno lavorato per questo obiettivo. Ma credo che una nuova riforma, che certo necessita di una modifica di legge, debba muoversi ancora più verso il malato e il cittadino e una razionalizzazione di quanto già eccellente è presente sul territorio, evitando anche doppioni di specializzazioni e identici servizi in ospedali vicini pochi chilometri. Lo spunto per questa proposta mi è venuto, peraltro, proprio dagli esiti di un riunione interassessorile socio-sanitaria che si è svolta in Regione tra gli assessori alla Sanità, Luciano Bresciani, alla Famiglia e solidarietà sociale, Giulio Boscagli, e al Bilancio, Romano Colozzi; proprio il presidente Formigoni ha indicato come obiettivo per la Regione quello di una ulteriore razionalizzazione della rete ospedaliera anche in collegamento con un potenziamento della rete territoriale di produzione dei servizi sanitari. Gli scopi: elevare il livello di professionalità e sicurezza delle prestazioni ai cittadini, rendere più efficiente la rete evitando eventuali sovrapposizioni di offerta, incrementare le risorse disponibili da investire nel comparto, per ampliare l'offerta. Mi sembra che l'idea di una Azienda ospedaliera unica a Bergamo e provincia si incardini perfettamente in questo percorso. Così come, per esempio e lo dico a chiare lettere, per me è più che logico che l'ospedale di San Giovanni Bianco si leghi all'Azienda Riuniti e non più a quella di Treviglio».

Carmen Tancredi

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