Inaugurata la cattedrale vegetale
Domina la Conca di Oltre il Colle

Ora non resta che attendere la crescita e come un figlio, curarla, amarla, se necessario potarla dei rami ribelli che andranno dove vorranno. Poco alla volta i legni piantati - lo scheletro già morto - si consumeranno lasciando il posto agli alberi vivi, all'opera d'arte naturale, esempio unico in Lombardia.

Dai suoi 21 metri di altezza la «Cattedrale vegetale» domina ufficialmente da sabato 4 settembre la grande Conca di Oltre il Colle: cinque navate e 42 colonne, 1.800 pali di abete, 600 rami di castagno, seimila metri quadrati di rami di nocciolo e 42 piante di faggio, uniti da legno flessibile, picchetti, chiodi e corde secondo l'antica arte dell'intreccio.

La forma è quella di una cattedrale, ideata dall'artista lodigiano Giuliano Mauri, scomparso nel 2009. Sabato mattina, in una giornata dove solo per pochi minuti il sole ha fatto capolino, l'inaugurazione dell'opera, ai 1.345 metri di altitudine della località Grumello, a lato della strada che sala alle pendici del monte Arera.

Voluta dal Parco delle Orobie, dai comuni di Oltre il Colle, Ardesio e Roncobello (sui territori dei quali sorge il monte Arera), è stata realizzata in cinque mesi dal Consorzio forestale dell'Alto Serio di Gromo e curata, nella direzione artistica, da Paola Tognon di Bergamo.

Proprio a lei è toccato illustrare le caratteristiche dell'opera d'arte e tracciare un ritratto di Giuliano Mauri, l'artista internazionale di land art, autore della cattedrale. «La scelta di Giuliano - ha detto Tognon - è stata quella di orientare la cattedrale sul percorso del sole e non verso chi arriva sul sito, negando una visione immediata e "televisiva", per chiedere al viandante e al visitatore di entrare gradualmente in contatto con il suo spazio. Al figlio Roberto e una squadra di abili carpentieri si deve il complesso lavoro di cantiere durato quasi cinque mesi intensi. Ora i faggi cresceranno all'interno delle colonne: il loro sviluppo segnerà, in circa vent'anni, la contemporanea trasformazione e perdita della struttura lignea originaria, lasciando così che la natura prenda il sopravvento sul gesto artistico di cui resterà solo memoria formale».

«I nostri figli - ha continuato Tognon - vedranno così un'altra cattedrale perché questa è un'opera che ha il tempo della natura, il respiro dell'artista che l'ha progettata e di tutti quelli che la proteggeranno, la useranno, la ameranno». Leggi di più su L'Eco di domenica 5 settembre

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