Scuola di Magistratura non aperta
Le opposizioni interpellano Tentorio

Un contratto d'affitto pagato per due anni per una proprietà mai utilizzata. La Scuola superiore di Magistratura a Bergamo torna al centro dell'attenzione, e delle polemiche, con un'interpellanza a risposta orale consegnata negli scorsi giorni a Palazzo Frizzoni e sottoscritta da tre consiglieri comunali dell'opposizione: Giuseppe Mazzoleni dell'Udc, Elena Carnevali del Pd e l'ex sindaco Roberto Bruni della Lista Bruni.

«Considerando che il Comune di Bergamo non ha prorogato il contratto di locazione alla scadenza del 30 settembre e sottolineando come il Comune di Bergamo e la Provincia avevano prontamente accolto le sollecitazioni dell'ex Ministro Castelli alla rapida individuazione di una sede per la Scuola di Magistratura in quanto un ritardo nel reperimento dei locali avrebbe comportato il rischio della assegnazione della sede della prestigiosa istituzione ad altra città - si legge nel testo dell'interpellanza - si chiede al sindaco di conoscere i tempi di avvio della Scuola di Magistratura».

Questo considerando che, «stando alle dichiarazioni del Ministro Calderoli dell'agosto scorso avrebbe dovuto aprire i battenti “in autunno, come tutte le scuole”» continuano i tre politici che interpellano Tentorio anche sulle «responsabilità del Ministero della Giustizia per i ritardi nell'avvio della Scuola di Magistratura e lo sperpero di denaro pubblico originato dagli impegni disattesi dello stesso Ministero della Giustizia».

Con questa interpellanza, inoltre, si vuole conoscere «l'ammontare esatto delle spese sostenute dal Comune di Bergamo per il 50% del canone di locazione dei locali siti in Via Garibaldi per il periodo dall'01/10/2008 al 30/09/2010» oltre che sapere se il primo citatdino «intende avviare, in accordo con la Provincia di Bergamo, un'azione di responsabilità per il recupero delle spese inutilmente sostenute per il pagamento del canone d'affitto per locali mai utilizzati».

Si chiede inoltre di far luce sulla sede definitiva della scuola: «Se è tuttora da considerarsi valida la previsione di collocare la sede definitiva della Scuola di Magistratura presso il Palazzo Lupi di proprietà dell'Agenzia del Demanio - continuano i tre consiglieri - o se, anche alla luce delle travagliate vicende vissute, l'attuale collocazione non debba più essere considerata soltanto provvisoria», ma anche se «per il fatto che non è stato rinnovato dal Comune il contratto di locazione, ciò significa il totale abbandono della presenza della Scuola Superiore della Magistratura a Bergamo».

La vicenda della Scuola di Magistratura a Bergamo è abbastanza complessa e tutto ha inizio quattro anni fa quando l'allora ministro della Giustizia Roberto Castelli indicò le sedi per la nuova struttura dedicata alla formazione dei magistrati: Bergamo per il Nord, Latina per il Centro e Catanzaro per il Sud. Nella nostra provincia inizialmente si puntò sul Collegio Celana, poi l'operazione fallì e si decise di ripiegare su Palazzo Lupi, una volta pronto: nell'attesa venne identificata come sede provvisoria un'ala del Collegio Sant'Alessandro in città. L'affitto venne sostenuto da Provincia e Comune di Bergamo, per un importo complessivo di 242.800 euro all'anno, più 50 mila forfettari per le spese di gestione.
Con il governo Berlusconi attualmente in carica, il ministro della Giustizia Angelino Alfano mandò i vertici del ministero a chiudere la pratica Bergamo. Per funzionare, la scuola aveva però bisogno del Comitato direttivo: i 5 membri indicati dal ministero di Giustizia (Pietro Pelingieri, Angelo Del Vecchio, Chiara Cacciavillani, Fernanda Contri e Alberto Macchia) erano in carica dal 2007, appena varata la legge istitutiva dei corsi, mentre di quelli del Csm, fino alla dichiarazione del ministro Calderoli, non c'era traccia. Il deputato bergamasco Gregorio Fontana (Pdl) decise quindi di promuovere un appello al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, affinché venisse data piena attuazione all'istituzione della Scuola superiore della magistratura. L'appello venne sottoscritto anche dal presidente della Provincia Ettore Pirovano, dal sindaco Franco Tentorio e da alcuni parlamentari, tra cui Giorgio Jannone, Giacomo Stucchi, Alessandra Gallone e Nunziante Consiglio. Il Pd, dal canto suo, tramite i deputati bergamaschi Antonio Misiani e Giovanni Sanga, presentò alla Camera due interrogazioni parlamentari sull'avanzamento dell'iter della Scuola di magistratura, peraltro senza ottenere risposta dal ministro Alfano.
La vicenda fu anche al centro di aspre polemiche durante la seduta del Consiglio provinciale di fine giugno, quando il presidente Pirovano rispose a un'interpellanza sulla questione e, a distanza, agli interventi dell'ex inquilino di via Tasso Valerio Bettoni e di Palafrizzoni Roberto Bruni (che lo accusavano di essere più impegnato a difendere Roma che a prodigarsi per portare qui i corsi di alta specializzazione), sottolineando che vi erano alcune falle negli atti amministrativi approntati dalle precedenti amministrazioni di via Tasso e Palazzo Frizzoni. Ora questa nuova interpellanza che vuole nuovamente smuovere le acque per avviare l'iter definitivo che permetta di insediare ufficialmente la scuola.

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