Concussione, condannato
il manager Fisi Morzenti

Dure condanne per il presidente della Fisi (Federazione italiana sport invernali) Giovanni Morzenti, originario di Vilminore di Scalve, e per il colonnello della Gdf Maurizio Caboni. Al primo il Tribunale di Cuneo ha inflitto 4 anni e sei mesi e al secondo 7 anni

Dure condanne per il presidente della Fisi (Federazione italiana sport invernali) Giovanni Morzenti, originario di Vilminore di Scalve, e per il colonnello della Guardia di Finanza Maurizio Caboni: al primo il Tribunale di Cuneo ha inflitto quattro anni e sei mesi e al secondo sette anni. Per entrambi tre anni condonati, ma non è stata riconosciuta alcuna attenuante. A tutti e due, infine, è stata inflitta l'interdizione perpetua ai pubblici uffici.

L'inchiesta è partita nel 2006: il colonnello, secondo l'accusa, avrebbe ottenuto denaro da alcuni imprenditori in cambio di «protezione» in accertamenti fiscali. Ad accusare Morzenti, presidente della società di gestione impianti di risalita del comprensorio sciistico di Limone Piemonte, il dentista Francesco Pejrone e l'impresario edile Osvaldo Arnaudo: il primo avrebbe dato 50 mila euro a Morzenti per evitare di essere coinvolto in un processo a carico dell'ex comandante provinciale della Finanza. Tre mesi dopo – secondo il pm – sarebbe stato Arnaudo a consegnare 10 mila euro a Morzenti «per levarselo di torno».

I giudici hanno ritenuto credibile che il dentista Pejrone abbia pagato una tangente di 50 mila euro a Morzenti, mentre hanno ritenuto insufficiente quanto detto dall'imprenditore Arnaudo, assolvendo Morzenti da questa seconda accusa, con la formula dubitativa. Questo spiega la condanna a quattro anni e sei mesi (contro i 7 che erano stati richiesti dalla pubblica accusa). Il procedimento ebbe origine con l'arresto del tenente colonnello della Finanza, Caboni, il 24 ottobre 2006. Fu fermato a Fossano (Cuneo) dopo aver intascato una «mazzetta» di 25 mila euro dagli imprenditori fossanesi Luigi Sarvia e Giuseppe Trigari.

Sempre secondo le accuse, Morzenti si offriva invece di «aggiustare» questioni legate a problemi con la Finanza grazie all'intervento dell'amico tenente colonnello Caboni. Due i testimoni chiave: Pejrone, il dentista di Cuneo, ex amico di Morzenti, disse di aver consegnato 50 mila euro «per restare fuori dall'indagine che coinvolgeva il colonnello Alberto Giordano». Arnaudo, imprenditore edile, con cui Morzenti aveva trattato per la cessione di immobili a Limone, disse di averne dati 10 mila. Su questo episodio i giudici hanno ritenuto che non ci fossero le prove sufficienti. Morzenti dovrà risarcire a Pejrone 60 mila euro.

La sentenza del Tribunale di Cuneo lascia «stupefatti e amareggiati» gli avvocati di Morzenti, Giovannandrea Anfora e Alessandro Ferrero. «Infatti se da un lato, assolvendo Morzenti per le imputazioni mosse da Arnaudo, la sentenza demolisce l'impianto accusatorio smentendo la tesi di una continuità e sistematicità delittuosa, dall'altro lascia del tutto sconcertati per una condanna su fatti che non sono mai stati supportati da elementi oggettivi ma solo dalle discutibili, lacunose e a tratti reticenti dichiarazioni di Francesco Pejrone». Gli avvocati si dicono «convinti che la Corte d'appello porrà rimedio a una sentenza iniqua e ingiusta, che offusca l'operato di una persona onesta».

 

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