«Mio figlio continuava a ripetermi:
quel petardo non doveva esplodere»

«Erano le 18, sabato: mio figlio era andato alla festa di compleanno di un compagno di classe, e a quell'ora io lo stavo raggiungendo». Inizia così il racconto della mamma del ragazzino che è rimasto gravemente ferito dallo scoppio d'un petardo.

«Erano le 18, sabato: mio figlio Giuseppe era andato alla festa di compleanno di Mirco, amico e compagno di classe, e a quell'ora io lo stavo raggiungendo». Inizia così il racconto della mamma del ragazzino che a Entratico è rimasto gravemente ferito dallo scoppio di un petardo.

«Appena arrivata in via Lotto ho sentito le urla dei ragazzi, e in un primo momento ho pensato fossero di gioia, per la festa. Poi quando mi sono avvicinata mi sono resa conto che non era così. Mirco piangeva e mi ha raccontato quello che era successo a mio figlio».

Giuseppe aveva appena acquistato il materiale pirotecnico nell'edicola del paese, pensando che fossero tutti fumogeni. Ma in realtà non era così: due petardi appartenevano alla tipologia dei Rambo e riportavano la scritta "Vietato ai minori di 18 anni".

Il ragazzo ne ha esploso uno, non appoggiandolo per terra come avrebbe dovuto fare ma tenendolo tra le dita della mano destra, per fortuna era lontana dal resto del corpo.

«Ho sentito con le mie orecchie che l'edicolante ammetteva che quel petardo glielo aveva venduto lui a mio figlio, pochi minuti prima – ha detto ieri la madre del 13enne ferito -. Poi si è allontanato.  Mio figlio continuava a ripetermi che quel petardo non doveva esplodere, sennò non l'avrebbe tenuto in mano. Un altro dello stesso tipo, ancora inesploso, l'aveva in tasca e lo abbiamo consegnato ai carabinieri».
 
Il 13enne è stato sottoposto ad un intervento chirurgico dalle 21 di sabato fino oltre l'una e 30 di domenica notte. Alla fine dell'operazione i medici sono riusciti a ricostruire il pollice destro devastato nell'esplosione. Giuseppe dovrà rimanere in ospedale ancora per qualche giorno e secondo il personale sanitario dei Riuniti la prognosi è di 45 giorni.

Leggi di più su L'Eco di Bergamo del 1° novembre

© RIPRODUZIONE RISERVATA