Maltempo: piogge da incubo
per agricoltori e allevatori

«Le abbondanti piogge di questo periodo stanno diventando un incubo per il settore agricolo», denuncia la Coldiretti di Bergamo. Le forti e continue precipitazioni infatti stanno ritardando i lavori di preparazione del terreno per le semine. Allarme anche tra gli allevatori.

«Le abbondanti piogge di questo periodo stanno diventando un incubo per il settore agricolo», denuncia la Coldiretti di Bergamo. Le forti e continue precipitazioni infatti stanno ritardando i lavori di preparazione del terreno per le semine dei cereali (come frumento, orzo e segale) e degli erbai autunno vernini.

Anche le verdure, sia in tunnel che in pieno campo, risentono di questo andamento climatico anomalo. La forte umidità, abbinata alle non basse temperature, facilita l'insorgenza di malattie fungine (soprattutto per le insalate). Poiché i terreni sono intrisi di acqua, anche le operazioni di raccolta sono difficoltose.

Le copiose piogge hanno allarmato anche gli allevatori perché a causa dei campi «impraticabili» non hanno potuto svuotare le vasche dei liquami zootecnici prima dell'entrata in vigore del divieto di spandimento invernale. La normativa regionale prevede infatti che - a partire dal primo novembre e per un totale di 90 giorni - i reflui zootecnici non possano essere utilizzati come fertilizzanti e distribuiti sui terreni.

Raccogliendo la richiesta avanzata dalla Coldiretti, il Prefetto di Bergamo ha autorizzato i sindaci, in caso di emergenza, ad adottare apposite ordinanze che autorizzino gli spandimenti dei reflui, in deroga al regolamento regionale, in modo da evitare la loro fuoriuscita dalle vasche di contenimento e tutti i problemi igienico-sanitari che ne deriverebbero.

«Purtroppo - sottolinea il presidente di Coldiretti Bergamo Giancarlo Colombi - appena piove un po' più del normale il territorio, anche nella pianura, entra in crisi con allagamenti e difficoltà a smaltire le acque. La Coldiretti valuta che il 70 per cento dei Comuni italiani sia a rischio. A questa elevata percentuale non è certamente estraneo il fatto che un territorio grande come due volte la Lombardia (cinque milioni di ettari) è stato sottratto all'agricoltura, con un calo della terra coltivabile del 27 per cento negli ultimi 40 anni».

Il «consumo» indiscriminato di terreno è imputabile ad usi industriali, residenziali, civili ed infrastrutturali non sempre necessari. Occorre inoltre considerare lo stato di abbandono in cui versano molte zone marginali che non sono più interessate da alcun tipo di manutenzione.

«Questo processo di progressiva cementificazione - fa notare il direttore di Coldiretti Bergamo Lorenzo Cusimano - determina uno stato di fragilità del territorio, la cui cura va incrementata al fine di garantire una condizione di minore vulnerabilità nei confronti degli agenti atmosferici. Vanno poi potenziate le pratiche di manutenzione a cui l'agricoltura può dare un contributo determinante».

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