Il superstite: «Mi sono salvato
nuotando nella neve della valanga»

«Mi sono salvato perché ero un po' più lontano e sono riuscito a nuotare attraverso la neve che mi aveva travolto». È il racconto fatto a un conoscente da Paolo Belotti, l'uomo sopravvissuto sabato alla valanga che ha ucciso tre trevigliesi al passo Mortirolo. «Pensavamo - ha detto - fosse una giornata migliore, invece c'era più neve del previsto». Enzo Riganti, Giuseppe Parigi e Angelo Lazzarini erano davanti qualche decina di metri.

«Mi sono salvato perché ero un po' più lontano e sono riuscito a nuotare attraverso la neve che mi aveva travolto». È il racconto fatto a un conoscente da Paolo Belotti, l'uomo sopravvissuto sabato alla valanga che ha ucciso tre trevigliesi al passo Mortirolo.

Elettricista di 49 anni, anche lui residente a Treviglio, Belotti ha spiegato ai parenti di essere rimasto in coda al gruppo perché non aveva le ciaspole: non se la sentiva e si era incamminato solo con le scarpe da trekking.

«Pensavamo - ha detto - fosse una giornata migliore, invece c'era più neve del previsto». Enzo Riganti, Giuseppe Parigi e Angelo Lazzarini - le tre vittime della tragedia - erano davanti, qualche decina di metri.

«La valanga si è staccata all'improvviso - ha proseguito Paolo Belotti - e ci ha investiti tutt'e quattro: nuotando sono riuscito a galleggiare».

È uscito sotto choc. «Ho altato gli occhi - racconta - e ho visto solo gli zaini. Ho cercato il mio per prendere gli occhiali da vista, perché quelli da sole erano volati via. Mi sono precipitato per cercare gli altri, ma poi mi sono chiesto: cosa posso fare da solo».

Allora ha cominciato a scendere, affondando nella neve ma continuando sempre a urlare «aiuto, aiuto». Poco dopo due persone, che passavano in motoslitta, lo hanno sentito: lo hanno rccolto e hanno raggiunto una baita, dove hanno dato l'allarme. Paolo Belotti ha saputo della tragedia solo intorno alle 23 di sabato.

Tutto il suo racconto è su L'Eco di Bergamo del 29 novembre

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