Danno una mano a cambiare la ruota
Storie di solidarietà che fanno riflettere

Dare un aiuto a cambiare una ruota a una persona che di mani ne ha solo una. Una storia di solidarietà che sembra banale e naturale, ma che così ovvia purtroppo non è.

Cose del 2011. Di una società che corre sempre più veloce e che non trova nemmeno dieci minuti per un gesto minimo di solidarietà. Non importa il luogo, e nemmeno la scuola che ha fatto da sfondo a questa storia. Conta solo il fatto. Sono da poco passate le 13. Lungo l'impervia stradina su cui si affaccia un istituto scolastico, le macchine dei genitori arrivano in continuazione e si sommano a quelle già parcheggiate in ogni angolo possibile. Arriva un grosso fuoristrada e si ferma, di traverso, nell'unico buco rimasto. Dal grosso veicolo scende un uomo, sulla cinquantina, ed i più pensano che sia uno dei tanti che se ne sbattono delle regole. Gira attorno al fuoristrada, poi comincia ad armeggiare sulla ruota di scorta posta esternamente sul retro dei veicolo. Fa fatica, e non ci vuole molto a capirne il motivo: al signore manca un braccio. Per lui, svitare solo i grossi bulloni che stringono la ruota è davvero un'impresa. Il tempo scorre, i ragazzi cominciano a invadere la stradina con la voglia di assaporarsi un bel weekend dopo una dura settimana di studio; i genitori al volante hanno solo fretta di raggiungere casa il prima possibile. Nessuno si cura di quel signore ancora indaffarato con la chiave stretta dall'unica mano a disposizione per svitare i grossi bulloni. Alcuni genitori rallentano, ma solo per sbuffare la loro contrarietà per il poco spazio a disposizione per passare.

Poi, improvvisamente, due signori si avvicinano al mutilato. Il quale li ringrazia per la disponibilità, ma si preoccupa perché di sicuro si sporcheranno le mani e faranno tardi. Nessun problema, rispondono i due, e cominciano le operazioni per sostituire la grossa ruota forata. Attorno le macchine continuano a defluire, qualche genitore borbotta ancora. I due, con discreta fatica, in dieci minuti sistemano il tutto. Dieci minuti con quattro braccia e quattro mani: come avrebbe fatto il signore con un braccio solo? I tre si salutano, le mani sporche di grasso, così come i pantaloni. Ma nulla vale più della stretta di mano e del sorriso di ringraziamento del signore appiedato. Così come i sorrisi delle figlie, che abbracciano i due genitori con un bel «dammi il cinque, papà, mi sei piaciuto».
Marco Conti

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