«Casa Suardi» infiamma l'aula
Scintille in Consiglio comunale

Scontro al calor bianco lunedì sera in Consiglio comunale sulle alienazioni. Uno scontro di quelli capaci di infiammare l'aula di Palafrizzoni come non capitava da mesi.

Scontro al calor bianco lunedì sera in Consiglio comunale sulle alienazioni. Uno scontro di quelli capaci di infiammare l'aula di Palafrizzoni come non capitava da mesi. Motivo del contendere uno degli edifici simbolo di Bergamo – casa Suardi, affacciata su Piazza Vecchia ed ex sede universitaria – e la volontà della maggioranza di inserirla nell'elenco di beni potenzialmente cedibili per finanziare il Pop (Piano delle opere pubbliche).

La scintilla sull'emendamento con cui le minoranze chiedevano di stralciare lo storico palazzo dallo stesso piano delle alienazioni, un tema che evidentemente suscita qualche perplessità anche all'interno della maggioranza. Il parapiglia nasce infatti dall'assenza, durante la votazione, di qualche consigliere di troppo: l'opposizione se ne accorge e decide di far mancare il numero legale togliendo le tessere indispensabili a esprimersi telematicamente. Risultato: votazione nulla, con soli 19 consiglieri presenti.

Ed è qui che scoppia il caos. Perché il presidente del Consiglio Guglielmo Redondi temporeggia un po' più del dovuto a dichiarare chiusa la consultazione, mentre di fatto i risultati sono già visibili sul tabellone alle sue spalle: 18 contrari, un astenuto. «La votazione non è chiusa», dice lo stesso Redondi. Apriti cielo, vien giù l'aula: «Imbroglioni, scorretti» urlano dai banchi dell'opposizione, mentre la seduta viene sospesa.

A prendersela è soprattutto l'assessore all'Urbanistica Andrea Pezzotta, che dopo uno scambio di battute a muso duro con Roberto Bruni ed Enrico Fusi, abbandona l'aula: «Non sto qui a farmi dare dell'imbroglione. Arrivederci». «Una pagliacciata», chiosa Redondi. «Non si fanno durare le votazioni un quarto d'ora», gli replica Bruni.

Alla fine via libera al piano, con i voti contrari delle opposizioni che l'hanno invece spuntata su un paio di emendamenti: lo stralcio di Daste Spalenga e dei quattro negozi comunali in Città Alta.

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