Famiglia, lavoro e festa
i temi del programma pastorale

«Famiglia, lavoro e festa»: sarà il tema del nuovo programma pastorale diocesano. Lo ha annunciato il vescovo Francesco Beschi all'assemblea del clero, svoltasi ieri in Seminario alla presenza di oltre 300 sacerdoti.

«Famiglia, lavoro e festa»: sarà il tema del nuovo programma pastorale diocesano. Lo ha annunciato il vescovo Francesco Beschi all'assemblea del clero, svoltasi ieri in Seminario alla presenza di oltre 300 sacerdoti, fra cui il vescovo ausiliare emerito Lino Belotti, il vicario generale monsignor Davide Pelucchi e i preti novelli ordinati sabato scorso.

«La famiglia – ha affermato il vescovo – sarà considerata pastoralmente nella sua proiezione nella società, in particolare sul lavoro, sulla necessità del lavoro e sulla festa. Si punterà alla riscoperta delle componenti della festa, per esempio il tempo libero visto nella dimensione comunitaria. La cultura odierna ha una visione individualistica del tempo libero e la festa è vista come riposo per riacquistare energie per tornare al lavoro».

Il vescovo ha annunciato la conclusione «della presenza lunga e significativa» di preti bergamaschi nella parrocchia di Rozzano, perché inserita nel programma di unità pastorali attuato dall'arcidiocesi di Milano. «La ricchezza straordinaria della missionarietà della nostra diocesi va continuata, soprattutto nel segno della cooperazione e dell'arricchimento reciproco fra le Chiese». Dieci parrocchie bergamasche, e altre nel futuro, stanno per perdere il curato a causa del calo dei preti. «La contrazione di sacerdoti a servizio degli oratori è un dato preoccupante che va inserito in un disegno diocesano di unità pastorali».

Poi il riferimento all'imminente convegno ecclesiale sul lavoro, frutto anche delle riflessioni del Consiglio Pastorale diocesano. «Sottolineo il termine “ecclesiale”, perché si vuole rispondere a questa domanda: come stare da cristiani nell'attuale crisi economica in una società molto cambiata, dove anche il lavoro è molto cambiato?».

Monsignor Beschi ha poi parlato della formazione permanente del clero, «discorso non ornamentale», tracciando alcuni punti. Le «motivazioni pregnanti» della formazione: «La cultura attuale fatica a parlare di futuro, nonostante la velocità dei cambiamenti. Questa velocità logorante è il banco di prova per il nostro ministero, perché il cristiano vive il presente scrutando l'orizzonte».

Altri punti hanno toccato la formazione, vista come «conversione permanente»; i suoi obiettivi, cioè «una personalità integrale e competenza qualificata», e i luoghi formativi «da non dare per scontati»: il ministero sacerdotale stesso, la preghiera personale, la cura della fede, la rielaborazione sistematica della propria esperienza senza assolutizzarla, l'evitare le tentazioni del «sentirsi impiegato o imprenditore del sacro o della Chiesa». Al riguardo, il vescovo ha confidato la sua «idea-prospettiva» di una possibile regola di vita presbiterale condivisa.

Il discorso ha poi toccato la necessità di formazione in ogni stagione della vita. La nostra diocesi conta 848 preti, di cui 144 sotto i 40 anni, 530 dai 40 ai 75 e 174 ultrasettantacinquenni. «Per i preti giovani – ha annunciato il vescovo – è previsto un accompagnatore che terrà una relazione personale con loro. E i preti anziani saranno sempre più una risorsa». C'è poi la nuova iniziativa del ritiro sacerdotale mensile vicariale in date comuni. Il delegato vescovile monsignor Lino Casati ha quindi illustrato le proposte formative del nuovo anno pastorale.

Infine gli interventi, fra cui uno riguardo alla diffusione di Internet e Facebook. «Bisogna pensarci – ha risposto il vescovo –. Tantissimi, soprattutto i giovani, abitano questi luoghi».

Carmelo Epis

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