«Una donna si è gettata dal ponte»
Al via i soccorsi, lei era già salva

Tutto è bene quel che finisce bene. Ma lunedì a Ponte San Pietro si è pensato al peggio. Si pensava che una donna si fosse buttata dal ponte. invece c'era chi l'aveva fatta desistere. Mentre la cercavano, era già tornata a casa.

Tutto è bene quel che finisce bene. Ma lunedì 20 giugno, nel pomeriggio, a Ponte San Pietro si è pensato al peggio, con quattrocento persone assiepate sul ponte e nelle vicinanze. Una valanga di curiosi, ma pure una macchina per il soccorso imponente, con almeno trenta operatori al lavoro e mezzi giunti da mezza Lombardia. In tutto, quattro ore buone di voci incontrollate e di apprensione: una persona era stata vista sul ponte sopra il Brembo e poi era sparita. Suicidio? Incidente? Si sono calati in acqua anche i sub, fino alla svolta. 



La persona vista sul ponte stava bene, ed era a casa sua. Un conoscente l'aveva convinta ad allontanarsi. Ma intanto in paese era scattato il tam tam, con tantissime persone schierate a seguire le operazioni (anche molto difficili) dei soccorritori.






Tutto è iniziato alle 15,30 quando una donna, al volante della sua auto, ha notato una persona, pare a cavalcioni, sul guardrail che protegge il viadotto. La donna ha subito allertato il 112: «Una donna si sta buttando dal ponte, correte». Riesce a fare manovra, ma la donna non c'è più. Si teme il peggio, ed è l'inizio di quattro ore con il cuore in gola. Accorrono la polizia locale, i carabinieri, i vigili del fuoco, informati anche Questura, 118, soccorso alpino. Da Varese si alza l'elicottero dei pompieri, da Milano partono i sommozzatori. Si cerca il corpo, le operazioni si svolgono in pieno centro con i tantissimi curiosi allarmati.






Poi la svolta: alle forze dell'ordine arriva una telefonata. È un uomo che conosce i fatti da vicino, perché è lui stesso ad aver soccorso la donna. Passando per caso oppure avvisato dalla stessa donna, non è dato di sapere, sarebbe arrivato sul ponte convincendola a desistere. Insieme poi se ne sarebbero andati in auto. 






Per saperne di più leggi L'Eco di Bergamo del 21 giugno

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