Covo, flussi migratori irregolari
Due extracomunitari arrestati

A Covo sono stati arrestati, con l'accusa di associazione a delinquere finalizzata al favoreggiamento e allo sfruttamento dell'immigrazione clandestina, un indiano di 39 anni residente a Covo e un pakistano di 29 anni di Trescore. I due sono in carcere a Bergamo.

A Covo sono stati arrestati, con l'accusa di associazione a delinquere finalizzata al favoreggiamento e allo sfruttamento dell'immigrazione clandestina, un indiano di 39 anni residente a Covo e un pakistano di 29 anni di Trescore Balneario. I due sono in carcere a Bergamo.

Decine di arresti sono stati eseguiti nelle prime ore di mercoledì 6 luglio, con il coordinamento della Direzione nazionale antimafia e delle Autorità giudiziarie di Bologna e Lecce, dagli investigatori del Servizio centrale operativo della polizia di Stato e delle Squadre mobili di Lecce, Bologna e Ravenna nell'ambito di indagini avviate nel maggio 2010 su un significativo incremento dei flussi migratori irregolari verso il territorio italiano.

L'operazione, in Lombardia, Emilia-Romagna, Puglia, Abruzzo, Lazio e Calabria, è stata condotta nei confronti di trafficanti di uomini di prevalente origine afghana, pachistana ed indiana, ritenuti responsabili di associazione per delinquere finalizzata al favoreggiamento aggravato dell'immigrazione clandestina.

Agli indagati è stato contestato, difatti, anche, l'aver esposto i migranti a costante pericolo di vita in relazione alle modalità attuate nella realizzazione del disegno criminoso. L'articolata inchiesta ha consentito d'individuare, nel nostro Paese, l'attività di più cellule (operanti in particolare a Roma, Milano, Cremona, Bologna, Bergamo, Brescia, Teramo, Ascoli Piceno e Bari), emanazione diretta di una più ampia filiera criminale etnica con vertici operativi in Grecia ed in Turchia.

Gli immigrati che si affidavano all'organizzazione per raggiungere le coste italiane sborsavano dai mille ai duemila euro a persona e il pagamento avveniva attraverso gli uffici di «money transfer», i cosiddetti «Sarafi».
Il versamento dei soldi all'organizzazione avveniva solo a sbarco effettuato, comunicando al componente dell'organizzazione che operava in Italia il numero di codice del versamento.

Dalle indagini è emerso che i trafficanti radunavano gli immigrati in Turchia, per poi spostarsi in Grecia e quindi, utilizzando barche, velieri o gommoni, trasferivano gli extracomunitari in Italia, facendoli sbarcare sulle coste di Lecce o di Crotone, in Calabria. Gli immigrati venivano successivamente trasferiti a Cremona, Madignano (Cremona) e Covo (Bergamo), dove occupavano alcuni immobili in attesa di venire trasportati in Paesi del Nord Europa (Germania, Danimarca, Svizzera, Svezia, Inghilterra).

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