La Freccia Orobica, un microonde
Si viaggia cinque ore a 34 gradi

Condizionatori guasti, 34 gradi in carrozza e finestrini sigillati. In queste condizioni, lunedì 11 luglio, il viaggio dei passeggeri sulla Freccia orobica si è trasformato in una insopportabile odissea: sembrava di essere in un microonde. Quando qualcuno se n'è accorto, è cominciato il «trasloco» di massa.

Dica 33... Lunedì 11 i passeggeri della (mitica) Freccia Orobica hanno detto pure 34, madidi di sudore nelle carrozze che li riportavano a Bergamo dopo una vacanza sulla riviera adriatica. Tutta colpa dell'aria condizionata, che non c'era. Come del resto nemmeno uno straccio di controllore che avvertisse del disagio. E soprattutto che riguardava sì la maggior parte delle carrozze, ma non le due di testa.

Morale, considerato che la Freccia è tale di nome, ma di fatto ci impiega le sue belle 5 orette a tornare da quel di Gatteo a Mare (nomen omen) a Bergamo, per una buona metà del viaggio è stato come essere i passeggeri di un microonde. Tra l'altro va detto che Fer (che non è un imprecazione da pendolare, ma l'acronimo delle Ferrovie Emilia Romagna) ha messo sulle rotaie un treno abbastanza moderno. Trattasi del più classico «Vivalto»: due piani con aria condizionata (quando va) e display nelle carrozze che indicano velocità di marcia, temperatura esterna e – ahinoi – interna.

Orbene, nel primo caso, difficilmente si arriva oltre 70 all'ora, nonostante il marinettiano epiteto di «Freccia». Del resto, considerato che per 350 chilometri s'impiegano 5 ore e qualcosa, il calcolo è presto fatto. Non a caso, Fer ha scelto «Vivalto», treno nato per il traffico pendolari: tanto più veloce non si può andare. Ma torniamo al display: per buona parte del viaggio chi c'era racconta di un certo qual disagio (eufemismo) nel rilevare che la temperatura esterna e quella interna coincidevano alla perfezione. Leggi 34 gradi, già mal sopportabili di loro a spasso per la Pianura Padana (perché la Freccia Orobica segue romantici percorsi interni sull'asse ferrarese-mantovano-cremonese), figuriamoci inscatolati in una carrozza senza un refolo di aria.

Condizionata o anche naturale, perché essendo i vagoni predisposti per la climatizzazione, i finestrini non si possono tirare giù. Nota bene: chi ha vissuto questa esperienza lunedì scorso è testimone di una ancora più curiosa l'anno precedente, quando l'aria condizionata pare funzionasse, ma solo in orizzontale. Una sorta di linea gotica: lato destro fuori tutta, lato sinistro, il nulla. Un'escursione termica di 15 gradi in 150 centimetri, per capirci.

A metà dell'odissea, boccheggiando qua e là, la scoperta che le due carrozze di testa avevano invece una temperatura accettabile, quasi freschina, pare. Morale, trasloco di massa, con armi e (soprattutto) bagagli e la situazione si è fatta più umana. Tenuto conto che il treno era mezzo vuoto sarebbe bastato un cenno del controllore: che non si è visto proprio per tutto il viaggio. Almeno lui sarà rimasto bello al fresco.

D. N.

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