«Famiglia, lavoro e festa: i pilastri
della speranza nella crisi di oggi»

Che relazione esiste fra la famiglia, il lavoro, e la festa? In che modo questa relazione deve impegnare i cristiani, anche la Chiesa bergamasca? Ha detto il vescovo Francesco Beschi venerdì sera durante il consiglio pastorale diocesano.

Che relazione esiste fra la famiglia, il lavoro, e la festa? In che modo questa relazione deve impegnare i cristiani, anche la Chiesa bergamasca? Ha detto il vescovo Francesco Beschi venerdì sera durante il consiglio pastorale diocesano. Queste tre voci, sono l'asse portante del nuovo programma pastorale della diocesi e questo nuovo impegno si lega a quanto elaborato nel giugno scorso nel grande convegno diocesano sul lavoro: «Questa è l'occasione preziosa per riprendere il filo del discorso portato avanti lo scorso anno, il convegno di giugno non era conclusivo». Era una tappa e quel discorso verrà sviluppato nel prossimo programma pastorale. Ha continuato il vescovo: «Delle tante riflessioni emerse durante quel convegno mi ha colpito in particolare l'idea del coniugare il lavoro con nuovi modelli di sviluppo. Ma la riflessione è tutt'altro che esaurita... Siamo una Chiesa che si interroga sulla storia degli uomini e offre segni di speranza... Dobbiamo stare da cristiani dentro questa profonda crisi che è un passaggio...».

Il vescovo Beschi ha sottolineato come questa crisi presenti connotati non solo economici o finanziari o sociali, ma aspetti fortemente politici. Crisi politica, cioè della società nel suo insieme, dei suoi rapporti, dei suoi poteri, delle sue relazioni. Il vescovo ha richiamato due impegni futuri, il convegno eucaristico nelle Marche e l'incontro mondiale delle famiglie a Milano nel prossimo maggio. Poi il consiglio ha discusso la bozza del programma pastorale che per la prima volta non arriva dall'alto, ma è diventato una proposta dello stesso consiglio pastorale che verrà sottoposta alle assemblee diocesane. Il programma diventerà «uno strumento di programmazione pastorale che si rivolge in particolare agli operatori pastorali e ai parroci» come ha affermato monsignor Maurizio Gervasoni. Si legge nella bozza discussa ieri dal consiglio coordinato da suor Gabriella Lancini: «Possiamo indicare il cuore del programma pastorale nel compito che la parrocchia si assume di evangelizzare il lavoro, riferendolo alla festa in cui si fa memoria del Signore risorto e alla vita comunitaria come vita di carità e di fede, che la famiglia anticipa». E ancora: «Oggetto del programma di quest'anno è la famiglia vista nel suo aspetto lavorativo ed esistenziale». Perché lavoro e festa compongono momenti essenziali della vita e stanno in stretta relazione fra la costruzione del bene comune e il senso del riposo, della riconoscenza, della gioia. Della festa. Ma tutto questo non può prescindere dalle condizioni sociali e politiche. E quindi la bozza di programma suggerisce di prestare «Attenzione alle dinamiche del welfare, la promozione delle iniziative culturali che evitino il disagio giovanile, la valorizzazione delle dinamiche che promuovono l'occupazione e il volontariato, le reti di tutela sociale». La bozza è stata discussa, sono state effettuate nuove proposte, correzioni.

L'ultima stesura andrà all'assemblea del clero e all'assemblea diocesana a metà settembre. Il vescovo ha concluso l'incontro nel centro congressi Giovanni XXIII affermando che il consiglio pastorale nei prossimi mesi sarà chiamato a un confronto concreto anche su altri temi: la catechesi degli adulti, la rilevanza pastorale del fenomeno migratorio, l'impegno missionario della nostra diocesi, la pluralità dei soggetti ecclesiali e la comune missione della Chiesa.

Paolo Aresi

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